Poilizia davanti alla sede Equitalia Molte settimane fa, osservando la folla di piazza Syntagma ad Atene applaudire i black bloc, scrissi che la crisi economica e la cecità della politica europea stavano alimentando la rinascita di movimenti politici estremisti e gruppi violenti. Riassunsi quel fenomeno con la parola «fasciocomunismo». Fummo una voce isolata. Avevamo ragione. In Grecia i neonazisti sono in Parlamento, i comunisti fanno faville, mentre in Italia recessione e torchio fiscale hanno innescato una stagione di violenza e intimidazioni contro la macchina fiscale dello Stato, rappresentata da Equitalia e Agenzia delle Entrate. Il destino di un governo si misura sulle tasse, la loro riscossione e la capacità di presentare un Fisco dal volto umano. Quando uno Stato non è efficiente, ha una classe politica screditata e tratta il cittadino come un suddito pagante, i cattivi maestri hanno la strada spianata per seminare demagogia e mietere dolore. La tecnocrazia che annienta la democrazia fa il resto. In Italia e in Europa. Anche ieri il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, dettava la linea a Francia e Grecia, come se il voto dei popoli non ci fosse mai stato. È inaccettabile. Una classe politica degna di questo nome ne avrebbe chiesto le dimissioni. Invece, silenzio. Quando in Parlamento si arriva a manifestare solidarietà a un uomo che entra con il fucile in una sede dell’Agenzia delle Entrate, siamo al punto di non ritorno. Quando si lanciano bombe molotov a Livorno contro una sede di Equitalia, siamo all’attentato contro le istituzioni. Quando a Palazzo Chigi si attendono giorni per dare solidarietà e ascolto al direttore generale delle Entrate Attilio Befera, un civil servant che rischia la vita, allora significa che si fa molta accademia ma non si sente il caos in arrivo. Finchè il Parlamento non riforma il Fisco, le sue leggi abnormi che calpestano la libertà personale, parlamentari, ministri e capo del governo, avranno sulle loro spalle la responsabilità di aver trascinato il Paese in una situazione sempre più simile a quella della Grecia. Non basta dire: bisogna pagare le tasse. Gli italiani onesti lo sanno e lo fanno. Poi ci sono i furboni, i criminali e quelli che vorrebbero pagare ma non ce la fanno. Si separino i cittadini che fanno il loro dovere, quelli che ci marciano e i fuorilegge da sbattere dentro. È ora di dire basta alla violenza, scendendo dal piedistallo e mettendoci la faccia. Altrimenti l’Italia finirà come la folla di piazza Syntagma, disperata e cieca al punto da applaudire le canaglie. Mario Sechi, Il Tempo, 13 maggio 2012

…………….Il viceministro Visco, super pagato manager di Stato, ora innalzato al ruolo di viceministro, a proposito dlle violenze – da condannare – contro Equitalia rimarca che Equitalia riscuote le tasse che i cittadini “devono pagare” (senza fiatare…),  il ministro dell’Interno, da parte sua, si affretta a ricordare che l’Equitalia è lo Stato,  e “l’attacco ad Equitalia è attacco allo Stato”. Peccato che nè l’uno, nè l’altra si siano presi la briga di guardare al di là del loro naso e constatare i metodi da kapò nazisti che usa Equitalia contro i cittadini che, lo ricordi il ministro dell’Interno, essi si che sono lo Stato che altrimenti sarebbe una entità astratta. Invece lo Stato siamo noi e se siamo noi cittadini, abbiamo il diritto di essere trattati non come servi o, peggio, come criminali, ma come soggetti di doveri ma titolari anche di diritti, tra cui quello di vederci trattati con rispetto e considerazione. D’altra parte non è cosa nuova che il Fisco italiano si comporta verso i cittadini com metodi che talvolta rasentano la violenza, usando sistemi di riscossione che avviliscono i cittadini. Certo, l’Equitalia è il braccio esecutivo ma questo non le dà il diritto, per esempio, di ignorare sistematicamente le sentenze della Cassazione per cui gli interessi non si pososno e non si debbono calcolare ai fini del calcolo delle sanzioni. Più volte la Cassazione che è Stato, anzi è Giustizia nello Stato, ha sanzionato il comportamento di Equitalia ma questa impeterrita ignora le sentenze e poichè come è noto le sentenze non sono applicabili erga omes ma solo nel caso esaminato dalla Corte, Equitalia sanziona gli interessi sulla sorte capitale, cosicchè accade che una misera contravvenzione di poche decine di euro, non pagata magari per mera dimenticanza, si trasforma in una valanga di interessi che fanno lievitare la modesta cifra iniziale a vette incredibili, divenendo un incubo per i citadini che per una modesta somma rischiano di vedere pignorati i propri beni, in primo luogo la casa.  E poi ci ci domanda perchè i cittaidni sono esasperati, individuano lo Stato come nemico e i suoi esattori come gli esecutori del nemico. Non vogliamo in alcun modo giustificare la violenza, ma vogliamo sottolineare come fa Sechi che non basta recriminare, ma bisogna fare. Il governo dei tecnici, nel quale hanno trovato posto tanti Visco e tante Cancellieri, farebbero bene piouttosto che parlare, talvolta e spesso a vanvera, a guadagnarsi l’onore e la retribuizione che sono stati loro concessi da un Parlamento in panne e facciano tra le altre cose, se ne hanno la capacità altrimenti se ne vadano a fare altri mestieri,  la riforma del Fisco cosicchè esso non sia il nemico ma l’alleato dei cittadini nella ricostruzione di uno Stato moderno, efficiente e “amico”. g.