LA CORSA ALLO SPORTELLO IN GRECIA E IN SPAGNA. E’ LA FINE? SPERIAMO DI NO.
Pubblicato il 18 maggio, 2012 in Economia, Politica | Nessun commento »
Quando il popolo corre allo sportello, le cose cominciano a prendere una piega incontrollabile perché a dominare è la paura. In Grecia e Spagna siamo a questo punto: i correntisti chiedono il cash perché non hanno fiducia nelle banche. Atene torna alla Dracma? Si ritirano euro per evitare la svalutazione. Bankia viene salvata dal governo spagnolo? Todos caballeros, ma meglio non fidarsi di chi sta in piedi con i soldi pubblici. Questo è il sentimento irrazionale che anima i mercati.
È un film già visto nella storia dell’economia mondiale. Quello che fa scuola è il crac del 1929. La lezione degli anni Venti è grandiosa e terribile. Rileggere il «Grande Crollo» di John Kenneth Galbraith è più che un tuffo nel passato, un’emersione straordinaria nel presente: in quelle pagine ci sono tutti gli attori di oggi. Le Borse che guadagnano e perdono punti a raffica da un giorno all’altro, i politici che guardano, litigano, ma non capiscono cosa sta succedendo, gli speculatori che ci marciano alla grande e il popolo – ah, il popolo – che pensa alla crescita esponenziale, al guadagno infinito e facile. Irrazionalità. Azzardo. Casinò. Al punto da far scrivere a Galbraith: «Nessuno fu responsabile del grande crollo di Wall Street. Nessuno manovrò la speculazione che lo precedette. Entrambi furono il prodotto della libera scelta e della libera decisione di migliaia di individui. Questi non furono condotti al macello. Vi furono spinti dalla latente follia che ha sempre travolto la gente presa dall’idea di poter diventare ricchissima». Accadde con la speculazione sui tulipani. Figuriamoci, la storia si ripete. E mentre i governi non trovano una soluzione cartesiana al caos finanziario che sta uccidendo l’economia europea, i popoli trovano nell’irrazionalità la risposta: la fila allo sportello. Quando ieri sui terminali dei computer è comparsa la notizia della corsa al contante in Spagna, ero in compagnia di due signori che la finanza la conoscono fin troppo bene. Ragionavamo sulla possibile rottura dell’Eurozona. Eravamo fermi alla guerra del Peloponneso. Ma il fumo che saliva era quello del vulcano iberico. Ci siamo guardati in faccia. Frase sottintesa: «È finita». Poi sono rientrato in redazione e mi sono chiesto: è davvero il game over? Una cosa è discutere del «Grexit», dell’uscita di Atene dall’Euro, un’altra è ipotizzare un contagio continentale che parte con la corrida. Un punto è indiscutibile: senza risposte credibili dei governi, il panico prenderà il timone della nave. E la condurrà sugli scogli.
Sulla nave ci siamo anche noi italiani. Bisognerebbe ricordarlo ai politici.Mario Sechi, Il Tempo, 18 maggio 2012