Il premier Mario Monti La luna di miele con il Professore è già finita. Mentre Mario Monti si prepara a presentare al G8 un’Italia verso la guarigione e «con le carte in regola per chiedere la crescita», nei confini nazionali il consenso per il suo governo crolla ai minimi storici. I dati sono quelli dell’istituto di ricerca Swg e fotografano un Paese che vede sempre meno in Monti l’uomo della provvidenza: solo il 35% degli intervistati, infatti, dichiara di avere ancora fiducia nel Premier. Una perdita di tre punti percentuali rispetto a una settimana fa, addirittura un dimezzamento dei consensi rispetto all’impressionante 71% di apprezzamento di cui disponeva il presidente del Consiglio lo scorso 17 novembre, il giorno dopo aver prestato giuramento con la sua squadra dal Capo dello Stato. Gli italiani non si fidano più di Monti, e il dato è tanto più significativo se si pensa che persino al momento delle prime riforme impopolari, a partire da quella delle pensioni, il consenso del Professore aveva mantenuto dei livelli record. Tra gennaio e marzo, infatti, la percentuale di chi appoggiava il capo del governo era stabilmente tra il 57 e il 59% degli intervistati. Merito dello sbandierato decreto sulle liberalizzazioni, poi in parte svuotato dopo estenuanti trattative con i partiti, ma merito soprattutto di un’economia che sembrava avviarsi verso la ripresa, con gli indici dello spread che si riavvicinavano ai livelli ante crisi. Il mondo internazionale appluadiva Monti, Time gli dedicava addirittura la copertina chiedendosi se fosse proprio lui l’uomo in grado di salvare l’Europa dal declino. Poi sono arrivati altri provvedimenti impopolari, il pasticcio dell’Imu (quanto si pagherà? Nessuno ancora sa dirlo) e la risalita dello spread. «Il problema – spiega il vicepresidente di Swg, Maurizio Pessato – è che non si vede via d’uscita. L’immensa attesa riposta nel governo non è stata soddisfatta. Si teme che anche questo esecutivo sia destinato al galleggiamento. Ad esempio, quando si parla di un tema sensibile come la legge elettorale, il fatto che il governo si dichiari incompetente e demandi tutto al Parlamento finisce col trasmettere un’immagine di impotenza». Immagine che non può non travolgere gli stessi partiti che sostengono Monti. Nelle intenzioni di voto, il Pdl è in caduta libera (18%, altri due punti in meno rispetto a sette giorni fa) e anche il Pd non se la cava bene: 24%, un punto in meno di quanto poteva vantare prima delle amministrative. Crescono in maniera esponenziale i grillini, che arrivano a sfiorare il 14% e si consolidano come terzo partito italiano. Ma a descrivere la sfiducia degli italiani rispetto all’attuale agone politico è soprattutto un altro dato, quello dell’area non voto. Quasi un elettore su due, il 43.7%, non esprime gradimento per nessun partito. In parte perché ha intenzione di astenersi alle prossime politiche (21.1%), in parte perché indeciso (22.6). «È la fotografia di una proposta politica vecchia – conclude Pessato – incapace di fornire le giuste risposte ai problemi dei cittadini. Non è un caso se il solo partito a registrare una vera crescita sia il Movimento Cinque Stelle, l’unica novità attualmente in campo».Carlantonio Solimene, Il Tempo, 19 maggio 2012