Beppe Grillo A che punto è la notte? È buio. E lo sarà a lungo. Continuo a pensare alla tragedia più breve di Shakespeare, al Macbeth, quando osservo il declino dei partiti. Scrivono la fine con le loro mani. E non se ne rendono conto. Sono attaccati al pouvoir pour le pouvoir, al potere per il potere, si accapigliano su temi insignificanti per l’elettore in tempi di crisi e non riescono a trovare una soluzione condivisa sul loro finanziamento. Da una parte chi è all’opposizione, dall’altra i governativi. Ieri la maggioranza Pdl-Pd-Udc ha bocciato tutti gli emendamenti che chiedevano l’abolizione del finanziamento pubblico. È un grave errore politico e di comunicazione. Il Parlamento dovrebbe avere il coraggio di discutere questo tema con una grande sessione, in diretta televisiva. Un referendum nel 1993 abolì il finanziamento pubblico, i partiti – con l’eccezione dei radicali – lo fecero rientrare dalla finestra con la formula del rimborso elettorale. Una legge truffa che al contribuente è costata miliardi di euro. Così si getta benzina sul fuoco, si fa un favore a Grillo. La fiducia dei cittadini nei partiti è al minimo storico (non è un’opinione, ma un fatto) e se la politica vuole essere credibile deve dire come vuole finanziarsi e non votare senza spiegare. Signori partitanti, guardate i dati Istat sulla povertà delle famiglie italiane e fatevi un esame di coscienza. Così non va. Così si allarga il fossato. Così vince chi urla di più. Penso che il finanziamento pubblico vada abolito, ma comprendo le ragioni di si oppone e dice che la plutocrazia partitocratica è un rischio. Un fatto è certo:questa rapina di Stato non può continuare. E dimezzare il rimborso non serve a niente se non si vara una riforma dei partiti, il riconoscimento della loro personalità giuridica, l’apertura di un processo di trasparenza e democrazia interna. C’è bisogno di ricordare lo scandalo della Lega e quello della Margherita?Rubavano a piene mani. E non venitemi a dire che con le società di revisione i bilanci saranno immacolati. Siamo seri. Parmalat era un’azienda a prova di bomba secondo le società di revisione, peccato che i bilanci fossero falsi. Come i partiti: fanno finta di cambiare affinché tutto resti uguale. Gattopardeschi. Senza essere romanzeschi. Mario Sechi, Il Tempo, 23 maggio 2012

…………Ieri, quando i tg davano notizia che l’anomala maggioranza che sostiene il governo Monti, PDL-PD-UDC, ha respinto gli emendamenti della opposizone tendenti ad eliminare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti, abbiamo fatto un salto sulla sedia. Avevamo appena scritto, a proposito del tonfo elettorale del PDL, che le ragioni di ciò andavano ricercare sia  sulla mancata realizzazione delle promesse elettorali, sia sulla mancata realizzazione delle attese ora più avvertite dagli elettori, e tra queste citavamo appunto l’abolizione dei finaziamenti pubblici ai partiti, scandaloso esempio di sperepero di danari pubblici, ancor più mentre la gente non solo stringe la cinghia, ma avverte, specie nel nostro Sud, i morsi della fame. Non solo. Per bocca di Alfano, il PDL, poche settimane fa, aveva annunciato la volontà di rinunciare per sempre  ai finanziamenti pubblici per dare vita ad una forma diversa e “americana” di finanziamento della politica. Invece ieri il PDL, in buona compagnia, in compagnia del PD, erede del PCI che finazniava la sua attività con rubli sovietici, e dell’UDC, che rumoreggia sulle lobbys che secondo il suo capo, l’eterno ragazzo Casini, avrebbero così nelle mani i partiti, come se egli stesso non sia più che imparentato con una delle lobby più potente d’Italia, cioè quella dell’immobiliarista  romano Caltagirone, ieri, dicevamo, il PDL si è smentito e mentre ha dimezzato la rata di luglio del finanziamento della campagna elettorale del 2008, ha bocciato l’abrogazione sic et simpliciter dei finanziamenti, proposta da Radicali, Lega e IDV, certo, queste due ultime forze politiche forse per ragioni propagandistiche in vista delle prossime elezioni politiche, ma comunque interpretando i sentimenti e ancor più la rabbia della gente che sente la parola partiti e avverte lo stomaco rivoltarsi. E’ bastato questo per vanificare, anche per i più volenterosi che avrebbero voluto credere alla buona fede di Alfano quando ieri l’altro annunciava cambiamenti radicali nel PDL, ogni speranza di cambiamento e ogni determinazione a mettere in campo idee e iniziative capaci di restituire al partito,  che ancora oggi , sebbene  sempre meno credibile,  rappresenta l’elettorato di centrodestra, il ruolo di interprete dei sentimenti di questo elettorato. E’ un peccato, e anche se non eravao fra quelli che avevano dato credito alle parole di Alfano, pure proviamo un misto di delusione e rabbia profonda dinanzi a tanta incoerente incapacità di capire il momento storico che stiamo vivendo. Anzi, ci sembra di rivedere un fil già visto. Nel 1992, mentre le fiamme della contestazione bruciavano i partiti, la DC votava la legge elettorale uninominale che sarebbe stata la sua tomba e si limitava a cambiare nome al partito, tra l’altro con un atto che una recente e ormai definitiva sentenza della Magistratura ordinaria di Roma ha dichiarato ileggittimo. Ileggittimo o meno, comunque, quell’atto non servì a nulla, anzi fu un implicito riconoscimento di responsablità morali che non erano della DC, al più di taluni suoi rappresentanti la cui responsabilità penale per fatti illeciti era meramente personale.  Così come la DC non seppe rispondere all’attacco dei suoi avversari con la determinazione e la forza della ragione nel 1992-1993, allo stesso modo il PDL, che come nel 1994 Forza Italia, rappresenta  anche gli elettori di centro che guardano a  destra, piuttosto che svincolarsi da una maggioranza che lo porterà alla tomba, insiste in una direzione sbagliata, specie se si pensa che è difficile che si ripeta oggi il fenomeno che impedi 20 anni fa  alla sinistra di conquistare il potere. Errare è peccato, perseverare è diabolico,  Peggio per chi non lo capisce. g.