2 giugno,terremoto emilia,napolitanoLe nuove e tragiche scosse di terremoto in Emilia hanno movimentato anche gli animi degli italiani. In molti stanno chiedendo di annullare la parata del 2 giugno, nonché la visita di Benedetto XVI a Milano, per destinare i soldi alla ricostruzione. Il tam tam è partito da Twitter e molti politici lo hanno fatto proprio, in modo assolutamente bipartisan. Fa scalpore sentire Francesco Storace dire: “In un momento così triste è bene che gli occhi della Nazione siano rivolti alla tragedia del terremoto e non alla parata, che resta un momento bellissimo della nostra vita di buoni italiani, ma che oggi stonerebbe”. Tra i più attivi, Gianni Alemanno, che da Modena dice: “Siamo ancora in tempo per annullarla”. Il mensile E ha inoltre ricordato quando Forlani, da ministro della Difesa, annullò la parata del 1976 per il terremoto in Friuli, e lancia l’iniziativa di scrivere mail a Giorgio Napolitano perché faccia lo stesso.

Per ora, però, nulla da fare: Napolitano è stato inflessibile e ha detto che la parata si farà, ma sarà “sobria” e dedicata anche all’Emilia per un “rinnovato spirito di solidarietà nazionale” . Fa probabilmente altrettanto scalpore che Enrico Letta la pensi all’opposto di Storace e ritenga “appropriata” la decisione di Napolitano: “Si faccia prevalere lo spirito dell’unità nazionale, che è quello peraltro proprio della festa del 2 giugno”.

E qui è il punto. Massimo Gramellini su La Stampa si spinge oltre e scrive: ok, il capo dello Stato ha detto che la parata si farà; ok, i soldi per il 2 giugno sono stati quasi tutti già spesi; ma “nel 2012 ha ancora senso festeggiare la Repubblica con un rito così poco sentito dalla maggioranza dei cittadini? Ogni comunità ha bisogno di riti e di simboli. Ma sono le religioni che li mantengono inalterati nei secoli. Non gli Stati. Non tutti, almeno. Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati”. Cosa ne pensate?

…Noi la pensiamo come il giornalista della Stampa e consideriamo la permalosa volontà di Napolitano di farla, anche se in maniera  sobria e dedicata alle vittime del sisma (sic) solo una manifestazione di senile vanità dell’ex internazionalista e antimilatarista che non si vuole perdere l’ultima del suo settennato. Peccato. Napolitano se vuol essere sobrio cancelli la parata e passi il 2 giugno insieme ai terremotati dell’Emilia che più che di sobrietà alla romana hanno bisogno di concreta solidarietà, coperte, viveri, certezze per l’immedaito futuro. Del resto, come è stato ricordato, nel 1976, all’epoca del terremoto del Friuli, la parata fu annullata per iniziativa dell’allora ministro della Difesa on. Forlani a cui fece sponda l’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone che condivise e appoggiò la decisione di Forlani. Nè vale, come ha sostenuto il direttore de Il Tempo, Mario Sechi, giornalista che apprezziamo ma del quale in questa occaisone non condividiamo il pensiero, il fatto che nel terremoto del Friuli morirono oltre 900 persone e in questo, per fortuna, le vittime sono solo 20. La solidarietà e, sopratutto, la rinuncia a manifestazioni di giubilo, non sono proporzionali al numero ma al fatto in se. Perciò anche noi ci uniamo alle voci che chiedono la rinuncia il prossimo 2 giugno alla parata militare lungo i Fori Imperiali di Roma  per celebrare la Repubblica che meglio onoreremmo unendoci tutti in silenzio al dolore delle terre scosse dal terremoto e alle popolazioni che vivono ore di paura e di dolore. g.