LA LISTA CIVICA DEI MORALISTI FURBETTI, di Stefano Zurlo
Pubblicato il 7 giugno, 2012 in Costume, Politica | Nessun commento »
Hanno nomi che pesano. E potrebbero essere i registi o i candidati di quelle liste civiche che sono l’ultima frontiera. A destra come a sinistra. Ma a sinistra, e ci mancherebbe, con il timbro della purezza.
Solo che a guardare bene si scopre che pure loro sono inciampati, come tanti connazionali, nelle solite inchieste che macinano abusi edilizi, assegni in nero, manovre e manovrine per eludere il fisco. Il paese malato di mediocrità ha contagiato pure loro. O almeno questo raccontano atti e carte. Il codice penale c’entra fino a un certo punto. Contano semmai le schegge che sporcano l’icona, il santino universalmente venerato. Eresia? Perfino Lilli Gruber, Nostra signora di Otto e mezzo, finisce dentro una storia di violazioni, per ora presunte, delle norme ambientali ed edilizie. Capitaneria di porto e Fiamme Gialle piombano a Torre di Stelle, 30 chilometri da Cagliari, e mettono i sigilli ad alcuni manufatti. Scatta il sequestro: 90 metri quadrati di spiaggia sono coperti da uno scivolo a mare. Scandalo. La villa è quella dei Gruber, Lilli ne è comproprietaria. Lei si difende: «Non ne so nulla». Però la Guardia di Finanza è arrivata nel cortile di casa.
Integrità. Rispetto. Osservanza certosina delle norme. Siamo alle latitudini di Fulco Pratesi, guru dell’ambientalismo italiano, autore di memorabili battaglie in difesa del paesaggio. Perfetto. Ma a casa sua Pratesi non si sarebbe speso più di tanto. Siamo all’Argentario, terra da sogno. Ma un vicino di casa, Richard Cardulla, scopre un deposito di immondizia sui suoi terreni. Nasce un bisticcio sempre più feroce con Pratesi: i due si denunciano.
Pratesi esce indenne, ma la sentenza è una brutta didascalia sotto il piedistallo del monumento nazionale, due volte presidente del Wwf Italia e poi parlamentare sempre in prima linea: «Pratesi, una volta venuto a conoscenza della presenza dei rifiuti sul proprio terreno, non si è mai attivato per rimuoverli. A tal proposito – insiste il tribunale di Grosseto – stupisce la risposta del Pratesi alla domanda dove andassero a finire i rifiuti “Questo non lo so, è un vallone, non so dove vanno a finire”». Un atteggiamento incomprensibile quando la pattumiera ti arriva quasi ai piedi e deturpa un fazzoletto di terra che è un incanto. Si combatte per purificare il mondo, ma non si scorgono i rifiuti sotto il naso.
Carlo De Benedetti da sempre tuona per moralizzare tutto e tutti e, secondo le solite indiscrezioni puntualmente smentite e puntualmente riconfermate, vorrebbe lanciare un’Opa sul Pd, il partito che cerca di manipolare come plastilina. Qualche giorno fa però il gruppo L’Espresso, l’argenteria di famiglia, inciampa su una poco nobile storia di tasse e viene condannato dalla commissione tributaria regionale di Roma a pagare la stratosferica cifra di 225 milioni di euro per plusvalenze non dichiarate. La vicenda, tanto per cambiare, è ingarbugliata e la battaglia va avanti, ma per ora si deve registrare una condanna davvero pesantissima. Per un illecito che i nostri segugi hanno contestato chissà quante volte a una legione di imprenditori furbi e furbetti.
Capita. Da uno scivolone ci si può riprendere. Ezio Mauro, prestigiosissimo direttore di Repubblica, la corazzata di casa De Benedetti, è protagonista di un episodio non proprio da galateo. Nel 2000 compra un appartamento nel centro di Roma dal manager Eni Alberto Grotti. Il prezzo pattuito è 2 miliardi e 150 milioni. Problema: Mauro dimentica 850 milioni che vengono pagati con assegni da 20 milioni e uno da 10, con la sua firma. Nel 2007 Franco Bechis racconta l’episodio sul Tempo: anche il direttore di quel partito che è Repubblica avrebbe una discreta ragione per arrossire, lui che fustiga un giorno sì e l’altro pure chi imbocca scorciatoie.
Capita. Un mese fa il giudice Alessandra Cataldi ha condannato a un anno di carcere per abusi edilizi Luca Cordero di Montezemolo.
Montezemolo luccica da tutte le parti: da Italo alla Ferrari. Ma a Capri avrebbe esagerato: trasformando, con un colpo di bacchetta, un’autorimessa nella casa dei custodi. Tu quoque, strillerebbero i classici.
Perfino Michele Santoro, che nei suoi programmi ha scrutato tutto lo scibile umano, ha attraversato le sue sabbie mobili. Santoro compra una cascina su tre livelli affacciata sul golfo di Amalfi. Tutto bene? Il complesso si porterebbe dietro un peccatuccio originale: un abuso che però, a sentire gli autori di un esposto, viene condonato in velocità proprio quando sulla scena compare il conduttore tv. Coincidenze e retropensieri. Troppe volte ci siamo imbattuti in intrecci del genere. Poi la magistratura archivia. E si chiude allo stesso modo, con un’assoluzione, la pratica aperta contro l’ex ministro Vincenzo Visco, nei guai per un dammuso un po’ sporgente a Pantelleria. Sospetti per chi era al di sopra di ogni sospetto. Stefano Zurlo, Il Giornale, 7 giugno 2012