“IL LAVORO NON E’ UN DIRITTO”: L’ULTIMA STUPIDAGGINE USCITA DALLA BOCCA DEL MINISTRO FORNERO. INTANTO LA CAMERA DA’ IL VIA LIBERA ALLA RIFORMA CHE NON PIACE A NESSUNO.
Pubblicato il 27 giugno, 2012 in Il territorio | Nessun commento »
“Il posto di lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato”. Le dichiarazioni della Fornero al Wall Street Journal hanno scatenato un putiferio.
Nello stesso giorno in cui il disegno di legge sul lavoro passa alla Camera, il ministro del Lavoro risponde al quotidiano, che aveva definito inconcludente la riforma in via di approvazione e in un’intervista specifica l’intento dell’esecutivo.
Le dichiarazioni del ministro si trovano contro un fronte compatto di critiche. Da Di Pietro, che lo mette sul suo blog, a Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, fino alla Lega Nord, tutti fanno notare che i ministri giurano sulla costituzione. E che senza andare troppo avanti nella lettura del testo, è il primo articolo a parlare di una Repubblica fondata sul lavoro.
“La badessa Fornero ha riscritto, tutta da sola e senza chiedere il permesso a nessuno, l’articolo 1 della Costituzione“, scrive Di Pietro. “Si rilegga gli articoli 1 e 4“, incalza Ferrero. E Gianvittore Vaccari, senatore del Carroccio, si chiede se il ministro del Lavoro abbia giurato “sulla Costituzione o su Topolino”.
Ma per la Fornero l’intera discussione è basata su un malinteso. Il ministro replica a quanti la criticano e tenta di correggere la rotta, sottolineando come intendessi dire che bisogna “proteggere le persone, non i loro posti”, perché il lavoro “deve essere guadagnato”.
A difendere il suo punto di vista ci pensa il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, che rincara la dose e risponde alle critiche dell’opposizione: “Non c’è dubbio che la Costituzione riconosca il diritto al lavoro, ma questo diritto va sostanziato perchè ahimè in un’economia di mercato non basta fare appello alla Costituzione”.
Idv e Lega hanno presentato singolarmente due mozioni di sfiducia contro il ministro del Lavoro, che saranno esaminate nella settimana dal 2 al 6 luglio, con discussione il 3 e voto il 4.
Intanto la Camera ha dato il via libera definitivo alla riforma, con 393 voti favorevoli, 74 contrari e soltanto 46 astenuti.
…………………Insomma i tecnici chiamati a governare il nostro Paese non solo sono degli incapaci e stolidamente inetti, ma sono anche presuntuosamente a digiuno di una delle norme fondanti della Carta Costituzionale, quella che recita che ciascun cittadino italiano ha diritto al lavoro. Ci voleva la Fornero, sinora modesto anche se superfortunato barone della nomenclatura di sinistra nella Torino rosseggiante, per spiegarci che quel che recita la Costituzione è una falsa norma, anzi una norma inesistente, e ci vuole uno dei più ridicoli oltre che balbettanti sottosegretari di questo govenro, cioè Polillo, quello che a proposito degli esodati in TV arrivò a dire che questi per far valere i loro diritti potevano rivolgersi alla Magistratura, ci voleva costui perchè ci fosse spiegato che l’enunciato costituzionale è, appunto, solo una enunciazione. Ma chi li ha messi lì dove sono questi sbracati ignoranti e questi pretenziosi incapaci? Intanto la Camera, con una striminzita maggioranza ha varato la riforma sul lavoro. Una riforma che non piace a nessuno, che non risolverà nessuno dei problemi che assillano il mondo e il mercato del lavoro e di cui c’è già l’impegno di Monti a cambiarla, subito dopo che l’avrà esibito come trofeo al vertice della UE domani a Bruxelles. Il che è, peraltro, la controprova che ci troviamo di fronte a nuovi prestigiatori, privi anche del senso del ridicolo. Se Monti pensava che il varo della riforma potesse costituire una sorta di vangelo per i mercati che tengono sotto tiro il nostro Paese, come può pensare che quello che ha promesso ai partiti che controvoglia hanno votato la riforma sfugga ai mercati e ai suoi protagonisti, cioè gli investitori? Se serviva la riforma a fornire assicurazioni a costoro, la promessa di modificarla a tambur battente finisce col rendere scarico il fuciletto che Monti pensava di poter agitare al tavolo delle trattive. Una prova di più che tutta la cosiddetta bravura di Monti evapora alla prova pratica. Sin qui il governo. Ma non meno grave è il comportamento dei partiti che hanno votato la riforma benchè la considerano una brutta legge, incapace di produrre risultati positivi. Lasciamo perdere l’UDC di Casini che ormai sembra un giocatore al tavolo della roulette, punta tutto sul 17 nella speranza di sbancare il banco. Ma il PD e il PDL sono davvero alla frutta. Il Pd ha rinunciato alla tutela degli esodati e si è accontentato di una vaga promessa di futuri aggiustamenti di un governo il cui ministro del lavoro mette in discussione in tema di lavoro la dichiarazione di principio della Costituzione per cui non è affidabile quando promette di risolvere un problema che da solo è sufficiente a far saltare la fragile impalcatura costruita con la sabbia e appiccicata con lo sputo. Peggio il PDL che per bocca di Alfano ha sollevato più di una perplessità sull’impianto complessivo della legge. Non solo. Ieri sera, alla trasmisisone televisiva Ballarò, una deputata del PDL, di cui ci sfugge il nome benchè giovane e carina, è arrivata a dire che lei non condivideva la legge, la riteneva una brutta legge, ma l’avrebbe votata per disciplina di partito. Una dichiarazione di questo tenore basta ed avanza perchè crolli totalmente la credibilità dell’istituto parlamentare. Se una legge è una brutta legge non c’è ragion di partito che tenga: non la si vota e basta. Non c’è da meravigliarsi che i sondaggi danno in caduta libera il PDL che se si votasse oggi riporterebbe alla Camera appena 80 dei 270 parlamentari “nominati” nel 2008. Fra i quali di certo c’è la giovane e impudente oltre che imprudente deputata esibitasi a Ballarò.g.