Ha giurato di non ritornare a fare il candidato premier e in realtà ci sta lavorando. Silvio Berlusconi di professione continua a fare lo spiazzista. I suoi avversari se lo ritroveranno in mezzo al guado per Palazzo Chigi, ma stavolta anche il suo partito avrà il problema del leader che non vuol mollare la presa. Il tema ha precedenti storici illustri: il generale De Gaulle e i gollisti, la Thatcher e i tories, la saga dei Kennedy e i democratici, la famiglia Bush e i repubblicani. Con una differenza: in quei casi, il sistema democratico ha vinto le resistenze dei leader e prodotto la successione. Dalla nomina di Alfano ad oggi, si è sprecato un anno senza creare un’alternativa. I sondaggi del Pdl con Angelino candidato non sono buoni, per cui Berlusconi usa le vie brevi: ci riprova lui, nella speranza di mobilitare un blocco di elettori che sta alla finestra. Invece di scegliere la via logica e virtuosa delle elezioni primarie, invece di aprirsi all’imprevisto, cioè alla nascita di un nuovo leader «dal basso», il Cavaliere rilancia se stesso. Gli conviene? Ho i miei dubbi. E provo a spiegare perché. In realtà questa mossa moltiplica il fattore motivazione a sinistra: un Pd che non cresce nei sondaggi, ritroverà slancio perché riappare il suo avversario di sempre, la figura che fino a ieri ne aveva giustificato l’esistenza. Gli elettori di sinistra che si sentivano in libera uscita verso Grillo torneranno a casa per votare contro il «mostro». Altre conseguenze : la macchina giudiziaria – ora in standby – si rimetterà in moto a pieno regime, mentre i mercati cominceranno ad assestare colpi di spread sull’incerta governance dell’Italia, danneggiando Monti. Con Berlusconi di nuovo nell’arena, inoltre, la tentazione di votare con l’attuale legge elettorale per Bersani e soci diventerà un’opzione concreta: con l’alleanza di Vasto, infatti, gli anti- resuscitati dal ritorno del Cav hanno i numeri per governare sia la Camera che il Senato. Dulcis in fundo, Casini, avrà una formidabile motivazione per allearsi anche con una forza politica culturalmente distante. Può darsi che Berlusconi abbia valutato questi fattori, ma resta la domanda chiave: si candida per fare cosa? Vuole tornare in pista nel 2013 pensando di giocare la partita del governo di larghe intese con Monti che fa il bis? Vuole contaminare il “montismo” con una politica pragmatica e seria come quella proposta da Giuliano Ferrara? O con le proteste fiscali (flop) di Daniela Santanchè? E la classe dirigente del Pdl che fa? Sta a guardare cosa decide il capo o mette qualche idea sul tavolo della politica? Senza risposte chiare, il Pdl nel 2013 rischia di confinarsi nell’ombra di un’opposizione senza idee, confusa e senza numeri. Mario Sechi, Il Tempo, 12 luglio 2012

.……………Sopratutto senza numeri, come è accaduto un pò ovunque in Italia alle scorse amministrative, con l’  ex grande partito di centrodestra, il PDL,  costretto a fare il figurante sulla scena della politica dove la faceva da padrone un guitto come Grillo. Ma quel che è peggio è che questo ex grande partito è senza idee e  quelle poche che ha,  sono,  ome dice Sechi, abbastanza confuse. La prova è la Gazzetta del Mezzogiorno di questa mattina, che nelle pagine regionali pubblica la opinione dei big del PDL di Puglia sulla ridiscesa in campo di Berlusconi: ce ne fosse stato uno che abbia dissentito …tutti, ma proprio tutti a dirsi più che felici dell’annuncio, e a dichiararsi convinti che questa ridiscesa in campo è la mossa giusta per riprendere fiato e…voti. Eppure, pochi giorni fa, l’ex ministro Fitto, a cui si rifannotutti  i big pugliersi del PDL, salvo qualcuno,  intervistato (prima che Berlusconi  annunziasse il ritorno in campo) sulle primarie per scegliere il  candidato premier del PLD, si diceva più che convinto della opportunità di questo percorso, precisando che Berlusconi avrebbe dovuto svolgere nel futuro il ruolo del “padre nobile” , lasciando ad Alfano o a chiunque altro fosse stato scelto dalla base come leader,  il ruolo di primo attore. Ha cambiato idea Fitto? Non è dato sapere, ma nel frattempo i tanti suoi sottoposti   si sono affrettati a dirsi più che felici del nuovo (vecchio) corso del PDL. Magari in attesa di qualche nuovo colpo di scena, o, come avrebbe chiosato l’indimenticato Govannino Guareschi, : “contrordine compagni……”. g.