Sono trascorse appena 48 ore dal vertice del Pdl che ha confermato ufficialmente la ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi. Due giorni sufficienti per dare alla soap delle libertà tutti gli ingredienti di un’opera un po’ scosciata e rifatta, un misto tra le gesta di Pierino e le acrobazie chirurgiche del sordiano dottor Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste. La politica ha bisogno di una gran sceneggiatura per reggere il confronto del botteghino quando un divo tenta di tornare sulle scene dopo uno stop. Berlusconi tenta il rientro in pista mentre è in corso il Gran Premio Monti. Scelta che non condivido perché penso che per il Cavaliere ci sia molto da perdere e ben poco da guadagnare, ma so che difficilmente tornerà sui suoi passi. Ha deciso di affrontare un’altra sfida, ma l’ha cominciata male. Giuliano Ferrara, una delle poche persone che con Berlusconi usa il fosforo, ha già spiegato che un ritorno non prevede lo stesso menù degli ultimi anni: serve moderazione, un sacco di “tienimi da conto Monti”, una linea politica ferma e autorevole con l’Europa, l’abbandono delle tentazioni grillesche e dei Tea Party che intorno al Pdl assumono irrimediabilmente il tono di sbronze collettive. Insomma, il direttore del Foglio ha tracciato un programma minimo per non far naufragare l’ultima traversata di Silvio non sugli scogli, ma in qualcosa di più temibile: il ridicolo. Dalle parti di Palazzo Grazioli dovranno applicarsi parecchio, perché la partenza è un disastro. E la narrazione ricalca finora tutti i «luoghi» dell’ultima parte dell’avventura di Berlusconi a Palazzo Chigi. Così nel partitone sono scattate le interviste di consiglieri e dame di potere, parole sconnesse dal cervello, ma volete mettere l’emozione. E si riparla di donne, in due versioni. La prima nella parte della lady che dovrebbe affiancare Silvio nella campagna elettorale del 2013. Il famoso ticket con l’Angelino non c’è, si cerca l’Angelina Jolie de’ noantri. L’identikit della Dominatrix dagli occhi magnetici cattura-voti è la cosa più gettonata nel Palazzo e tra i furbastri del sottobosco azzurrino è già partito il gioco del cerino: fare il nome di una candidata al ruolo, significa bruciarla dalla pellicola azzurrina o tricolore che sia. La seconda parte della rappresentazione appena iniziata è quella della signora Minetti, le cui dimissioni fantasma e mancate testimonianze in tribunale sono fonte di imbarazzo più dei suoi travestimenti privati. Accanto al totalizzatore delle scommesse in rosa, si è aperta una fiera campionaria di nomi, simboli, invenzioni, pozioni e animazioni da spiaggia sul nome e il logo del nuovo partito, il Pdl che fu, figlio del trapasso di Forza Italia e del matrimonio fallito con i destri di An. Da cherchez la femme a cercate un simbolo disperatamente, il copione dell’improvvisazione continua, con in scena jolly di corte e ciarlatani di strada. Il risultato è quello che ci vuole per confondere anche il più granitico degli elettori: ascoltiamo Alfano parlare di tutto senza poter più dire niente, mentre Berlusconi pensa bene di disertare una riunione di arzilli sostenitori perché la riscossa di un Cavaliere non può essere annunciata dall’ospizio che se applaude fa giusto tremare le dentiere. Avanti così. Tutto fila liscio come l’olio. Bollente. Mario Sechi, Il Tempo, 14 luglio 2012

.…………….Irriverente, irridente, irrispettoso, anche insolente e sconveniente, questo commento all’acido sulfureo di Mario Sechi,  direttore de Il Tempo, un giornalista e un giornale non certo sospettabili di complicità con la sinistra, sull’annunciata (ri)discesa in campo di Berlusconi, ma non lontano dal vero e, quel che è peggio, non troppo lontano dal comune sentire degli elettori di centro destra del nostro Paese. I quali, non v’è dubbio, sono disorientati e spaventati,  mentre si avvicina, inesorabile, il momento del big ben, cioè del ritorno alle urne e quindi delle decisioni di tutti e di ciascuno, dalle quali dipenderà il futuro prossimo,  e non solo,  dell’Italia e delle generazioni future. A questi elettori, che sono milioni, e che sono la maggioranza degli elettori italiani, non si può pensare di offrire, come soluzione “nuova”,   la medesima  proposta politica che pochi mesi fa ha gettato la spugna, si è arresa senza combattere,  secondo alcuni (tra cui  chi scrive) ha disertato,   lasciando  sul campo promesse non mantenute, impegni non onorati, bandiere e valori dimenticati, talvolta traditi. Questi milioni di elettori, giovani e meno giovani,  uomini e donne, dai meno colti  a quelli cui non fa difetto il sapere,   hanno diritto in primo luogo a non essere considerati un “esercito di bambini vestiti da cretini”  come si diceva  dei boy scouts, e perciò la proposta politica da offrire loro deve avere il carattere dell’eccezionalità, quale il momento richiede, coniugata con il carattere della novità che non significa necessariamente nuovo ma almeno fresco. Ebbene,  questa riproposizone di Berlusconi, salutata troppo veloecemente dai giullari di corte come assolutamente percorribile,  si caratterizza, dopo tutto ciò che è accaduto in questi mesi,  proprio per mancanza di eccezionalità e di freschezza,  e perciò destinata a non scuotere più di tanto l’elettorato cui essa si propone.    Ciò non  vuole in alcun modo costituire  dimenticanza del ruolo che Berlusconi ha svolto nel corso di questi ultimi 18 anni, ruolo straordinario ed eccezionale che proprio per questo deve avere   continuità ideale con una proposta politica che abbia gli stessi caratteri che ebbe quella di Berlusconi 18 anni fa: appunto, eccezionalità e freschezza. Altrimenti i milioni di voti dell’elettorato di centrodestra si disperderanno consentendo alla attuale  modesta macchina da guerra della sinistra di fare ciò che non le fu possibile fare 18 anni fa. g.