INTERCETTAZIONI: NAPOLITANO CONTRO I PM DI PALERMO SOLLEVA IL CONFLITTO TRA POTERI DELLO STATO DINANZI ALLA CORTE COSTITUZIONALE
Pubblicato il 16 luglio, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »
Dopo le polemiche delle ultime settimane per la mancata distruzione delle intercettazioni delle telefonate con l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, passa al contrattacco. Il Capo dello Stato dà incarico all’Avvocato Generale dello Stato di rappresentare il Quirinale nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo, per le decisioni che questa ha assunto sulle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Capo dello Stato.
Decisioni, queste, che il Presidente considera lesive delle prerogative attribuitegli dalla Costituzione.
Alla decisione di sollevare il confitto, il presidente Napolitano è arrivato perché considera “dovere del Presidente della Repubblica”, secondo l’insegnamento di Luigi Einaudi, “evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell’occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce”.
.……………La notizia non sarbbe neppure una notizia se non fosse che a sollevare il conflitto tra poteri (Presidenza della Repubblica e procura di Palermo) sia stato in prima persona proprio lui, Giorgio Napolitano, che in tutti questi anni dinanzi alle sconcezze di tante procure d’Italia che non hanno esitato a sciorinare al vento le intercettazioni telefoniche, spesso neppure utili e talvolta del tutto irrilevanti ai fini delle indagini, non ha mai trovato il tempo sia di condannarle, sia di favorire il varo di u na legge che mettesse fine alla barbarie di vite distrutte dalla pubblicazione di intercettazioni, spesso uscite chissà come dai cassetti dei tribunali d’Italia. Ora che la sconcezza ha lambito proprio lui, il grande capo, Napolitano s’arma di sciabola e pugnale e scende in campo. Meglio tardi che mai, potremmo dire, ma non possiamo non sottolienare la doppiezza ipocrita di chi scopre solo quando la cosa lo riguarda, quanto grave sia stato l’uso indiscriminato da parte di disinvolti magistrati delle intercettazioni telefoniche. E ‘ proprio vero: non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te! g.