Roma – Super poteri (al presidente) e superstipendio (al direttore generale). Inizia con poca sobrietà la stagione Rai dei manager-banchieri in quota Monti. Il sacrificio, se c’è stato, non è stato il loro. In due fanno più di 1milione di euro di compensi: 650mila per il Dg Gubitosi, e – anticipano fonti Rai, perché lo stipendio verrà formalizzato nei prossimi giorni – circa 430mila per la presidente Tarantola (trattamento simile a quello che aveva a Bankitalia e al predecessore Garimberti).

Gubitosi, indicato dal premier già un mese fa per la direzione generale Rai, lascia un posto (da consulente?) in Bank of America per un contrattone a vita a Viale Mazzini, tempo indeterminato, con un fisso di 400 mila euro, più 250mila per l’incarico di Dg. Vuol dire che nel momento in cui Gubitosi lascerà la poltrona di direttore generale, la Rai dovrà trovargli un’altra sistemazione interna se non vorrà pagare a vuoto mezzo milione di euro l’anno, cose che già succedono in Rai. Dopo le polemiche sul super ingaggio il Cda ha rimodulato il contratto, abbassando la parte fissa, che pesa di più sul bilancio e che inizialmente era di 500mila euro, e alzando quella variabile. Ma il totale resta sempre quello, 650mila euro. L’unico che si è astenuto sul contratto di Gubitosi è stato il consigliere del Pdl Antonio Verro, mentre gli altri hanno dato il via libera alla richiesta della Tarantola, che subito dopo la nomina del dg ha tirato fuori il contratto con cifra e inquadramento massimo, a tempo indeterminato, chiedendo al consiglio di ratificare. Ora l’unico spiraglio per un cambiamento viene da Luciano Calamaro, il magistrato della Corte dei conti che vigila sulle delibere del Cda Rai. In consiglio, l’altro giorno, Calamaro si è riservato di analizzare il caso del maxistipendio di Gubitosi e della sua assunzione in Rai. Il «Salva italia» del governo, nel caotico iter sui tetti dei manager pubblici, esclude dall’ultima versione i membri delle authority e quelli della Rai. Che dunque possono sforare il limite di 300mila euro l’anno. Ma la giurisprudenza sulla Rai è complessa, e la Corte dei conti dovrà valutare se l’acquisto a peso d’oro del neo dg Gubitosi, dopo il trucco dei 100mila euro spostati dalla parte fissa a quella variabile dello stipendio, sarà corretto in tutto e per tutto.Il caso però è già politico. Orfini, delegato del Pd per le questioni Rai, parla di un «passo falso» del Cda, e anche da Udc, Idv, Lega e sindacati arriva la stessa critica. Né i consiglieri di Pd e Udc, però, hanno avuto da ridire sul compenso di Gubitosi. Ora si passa al secondo capitolo, quello dei super poteri della Tarantola, che ieri, nel Cda, voleva chiudere subito la partita. La regola prevede però che passino 48 ore, al massimo 24 in casi urgenti, tra la consegna delle carte al Cda e il voto. Il solito Verro ha quindi chiesto di rimandare a stamattina la decisione sulle deleghe della Tarantola. Il documento che andrà in approvazione, dopo faticose limature soprattutto sulla parte delle nomine, prevede che il presidente possa decidere contratti fino a 10milioni di euro (purchè «coerenti» con le scelte del Cda); e poi che spettino a lei e al dg tutte le nomine «non editoriali» di primo e secondo livello. Che vuol dire tre quarti delle poltrone, e non solo quelle puramente «corporate»: dalle direzioni Risorse umane alla Produzione tv, dalle Risorse televisive alle Relazione Esterne. Tutte, di fatto, tranne Reti, Testate, Intrattenimento, Fiction e Teche, che parte dei consiglieri, dopo un dibattito, sono riusciti a «strappare» dal controllo della Tarantola. Ma è ovvio che il governo avrà un peso anche nelle nomine editoriali, come quelle dei tg. La Tarantola è una fiera sostenitrice delle pari opportunità per le donne. E di sicuro gradirebbe qualche donna ai vertici di reti o tg. Magari partendo dal Tg1.Il Giornale, 19 luglio 2012

.……….Eccola la sobrietà dell’era Monti: mazzate di tasse sulle spalle dei pensionati con 50o euro al mese e centinaia di migliaia di euro all’anno per i “sobri” manager di stato, ultimi in ordine di tempo la neo presidente dfella Rai e il neo direttore generale, entrambi pupilli di Monti, ai quali andranno, in due, più di un milione di euro all’anno. Alla faccia della sobrietà e del contenimento della spesa pubblica. g.