La scena politica è tale che nessun attore ha più alcuna sicurezza di sé, nessuna sicurezza nei rapporti con gli altri attori, nessuna sicurezza sullo scenario complessivo del paese. Ogni giorno la scena cambia, la situazione si presenta diversa, in un sostanziale impazzimento mascherato dalla continuità, in apparenza normale, del discorso politico e della chiacchiera politica. Ma un paese sull’orlo dell’agosto italiano, in cui non sappiamo se faremo la fine della Spagna o no, non è un paese in cui la politica ha un decorso normale o prevedibile. Non riesco a immaginare ipotesi dotata di maggiore probabilità. La stessa discesa in campo di Berlusconi è tutt’altro che sicura. E, rispetto a quello che dovrebbe eventualmente fare, è fin troppo facile rispondere che dovrebbe fare quello che non ha fatto in vent’anni. Credo che lui, se torna in campo e ha successo, starà tra il 15 e il 20 per cento, altrimenti attorno al 10 per cento.

Ritengo più probabile la seconda ipotesi: non può parlare di scendere in campo, dal campo non si è mai mosso. La discesa in campo si fa una volta, nessuno può credere alla capacità innovativa di una scena berlusconiana. Perché o si porterà appresso gli stessi protagonisti di prima, del suo non governo, oppure saranno nuovi del tutto improvvisati e improbabili. I soliti orribili imprenditori, i soliti orribili avvocati, i soliti orribili signori che hanno lavorato per la Fininvest… Rischio di ripetermi ma devo dirlo: è il solito partito di plastica, e se mi ripeto è perché è Berlusconi a ripetersi, dimostrando un’incapacità assoluta di allevare una classe dirigente credibile. Non c’è stato nessun dibattito, ed è davvero incredibile, nemmeno per capire perché abbiano fatto la fine miserabile che hanno fatto nel novembre del 2011. Un partito con la maggioranza parlamentare, che sta al governo, assiste alle dimissioni del leader che dice “non ce la faccio”, e questo non crea nessuna discussione interna, nessuna riflessione sugli errori fatti? Oggi, il potere di coalizione di Berlusconi è zero, ma nessuno nel Pdl sembra porsi il problema, e tutti sembrano contenti per il ritorno del capo. Perché? Ma perché il loro problema è solo essere rieletti, e il ritorno di Berlusconi a questo deve servire, è l’unica cosa che possa assicurare l’abbonamento al posto in Parlamento. di Ernesto Galli della Loggia, Il Foglio, 20 luglio 2012

.……….Tutto vero, purtroppo. La classe dirigente del PDL si è rivelata non solo inadeguata, ma effimera, e inconcludente. Nè mai ha pensato di trasformarsi. Una volta, un alto papavero di Forza Italia a chi decantava le capacità di un modesto dirigente periferico rispose, algido e arrogante: si, va bene, ma tanto i voti li prende Berlusconi. E sulla scia di questa sicura cassaforte, mai nessuno dei tanti signor nessuno trasformati da tangentopoli in leader a 24 carati si è preoccupato di pensare al dopo, cioè al dopoBerlusconi. E così ora si ritrovano in braghe di tela, costretti a far finta di credere che la nuova “discesa in campo” (ma non si ridiscende lì da dove non si mai risaliti, chicca Galli della Loggia)di Berlusconi sia salvifica e riesca a salvare prima in Parlamento e poi un pò ovunque una classe dirigente per molti aspetti (salvo qualche sporadica eccezione) spregevole  che pensa solo al proprio c..o e assai poco, anzi per niente, a quello degli italiani. E’ vero che questo riguarda tutta intera la classe dirigente italiana, senza nessuna eccezione, ma questo non ci consola. Anzi ci fa ancor più incazzare. A proposito, dove sono gli incazzatos italiani? Al mare, a mostrar le chiappe chiare, come cantava una orecchiabile canzone di successo un pò di anni fa, quando nessuno avrebbe immaginato che al governo sarebbero arrivati  tecnici incompetenti capeggiati da una specie di boy scout alla rovescia, un vecchio rottame trasformato per decreto legge, anzi per decreto napolitano in abile statista. Ma non ci faccia ridere, direbbe il grande Totò indirizzando una sonora pernacchia all’indirizzo di chi si dice soddisfatto dello spread a 470….indovinate chi è? g. Sbagliavamo: lo spread si è chiuso a 500, con la borsa di Milano che ha perso 4 punti. E l’abile statista, algido quanto incapace, quest’oggi si è deddicato ad inutili alchimie, le ennesime per riuscire a far finta di ridurre le Provincie che invece vanno cancellate onsieme alle Regioni. g.