Fra otto mesi gli italiani saranno chiamati a scegliere il nuovo Parlamento. Ma ancora non sanno tra quali coalizioni dovranno scegliere, quali programmi e con che sistema elettorale. Parlare di incertezza è quasi il minimo. Se ne sono accorte le agenzie di rating che evidenziano proprio questa come una delle debolezze del Paese. Stabili rimangono la rissosità, le polemiche, la difesa corporativa dei privilegi. Ma soprattutto l’assoluta inconsistenza e incapacità di affrontare i problemi che dovrebbero essere di competenza dei partiti. Verrebbe voglia di dire che grazie al cielo c’è un governo che, bene o male, i provvedimenti li prende, li porta in Parlamento, in qualche modo costringe a votarli. A guidare l’Italia c’è l’anomalia di un governo tecnico. Ci sono i professori non eletti da nessuno, capaci di misure impopolari, molte indispensabili, alcune giuste, altre meno. Se non ci fossero stati loro? Per ritornare alla normalità nel 2013 saranno i cittadini a scegliere da chi farsi governare. E qui arrivano i problemi. Dopo mesi di discussione non sappiamo nemmeno con quale legge elettorale andremo alle urne. Il Porcellum apparentemente non piace a nessuno. Si discute da mesi su come cambiarlo, ma ognuno resta fermo alle posizioni di partenza. C’è chi vorrebbe le preferenze, chi un ritorno al maggioritario, chi un proporzionale puro, chi uno sbarramento più alto. Poi ci sono i fan del doppio turno alla francese. In molti guardano anche al sistema tedesco, a quello spagnolo. Per non parlare delle riforme costituzionali; le commissioni che se ne occupano sono peggio dei cantieri della Salerno-Reggio Calabria, perennemente al lavoro ma senza risultati importanti. Sono 30 anni che si parla di riforme, ed è stato fatto pochissimo. Torniamo alla legge elettorale. A otto mesi dalle urne non sarebbe opportuno sapere, almeno a grandi linee, con quale sistema andremo a votare? Sarebbe opportuno anche perché può aiutare a definire le coalizioni, le aggregazioni. Invece è tutto in alto mare. Con il sospetto che il Porcellum non dispiaccia poi tanto alle segreterie che possono decidere gli eletti, o meglio dire i nominati perché non scelti dagli elettori. Alla fine, tanto per salvare la faccia, si farà qualche aggiustamento rinviando alla prossima legislatura un esame più approfondito, in coincidenza con una stagione di riforme. Parole, promesse. Tutto per prendere tempo, come è stato in passato. E così è in atto di fatto una campagna elettorale, piccola piccola, basata su polemiche personali, su ripicche, su battaglie di principio. Si litiga e ci insulta sui matrimoni gay, ma nessuno che discuta e magari litighi anche su come rilanciare l’economia, abbattere il debito, creare lavoro, confrontarsi con l’Europa, facilitare le aziende, sburocratizzare il nostro sistema, ridurre gli sprechi. E tra otto mesi che faranno? Chi lo sa. Partiamo dalla sinistra. Il Pd, dimenticata Vasto, ha abbandonato Di Pietro che si è trasformato in giovane esploratore per seguire le tracce di Grillo. Vendola, il sognatore, temendo un brusco risveglio è andato a Canossa (Bersani). Si è convertitò a metà temendo che il Pd guardi a Casini. E se, per miracolo, Bersani, Vendola e Casini dovessero trovare un’intesa potrebbero vincere. Ma chi governa? E come? Il Centro non esiste più, Casini è come una bella dama corteggiata. Guarda alla Sinistra, ma vorrebbe che non fosse tanto di Sinistra. Fini e Rutelli, sono come i brutti anatroccoli. Nessuno li cerca più. E da soli non vanno da nessuna parte. A Destra c’è il grande cantiere del Pdl. Sarà Berlusconi il candidato premier? E il rinnovamento? E le primarie sbandierate e poi abbandonate? Pensare a un nuovo miracolo del Cavaliere è troppo anche per i suoi fedelissimi. I sondaggi dovrebbero mettere in allarme. Inoltre con chi fare alleanze? Con la Lega? A parte che non basterebbe per vincere le elezioni, poi i lumbard cosa sono? Cosa rappresentano? Dopo aver predicato Roma ladrona si è scoperto che avrebbero dovuto guardare in casa propria. La realtà è che siamo in campagna elettorale, ma in ordine sparso. C’è solo la rissa, non le aggregazioni, non i programmi. Così, forse, si capisce, se, nonostante le stangate e le proteste, questo governo mantiene ancora un discreto consenso. Ora c’è Monti, gli italiani hanno imparato a conoscerlo sia nel bene che nel male. Ma dopo? Sicuramente non potremo permetterci di essere guidati da partiti rissosi e inconcludenti. Hanno poco tempo per dimostrare di non essere tali. Il Tempo, 7 agosto 2012

.………….Non hanno alcuna voglia, i partiti, di dimostrare di essere diversi da quel che sono. Perchè dovrebbero? Sanno, nella loro arroganza e nella loro brutale supponenza, che l’Italia non ha nè colonnelli, nè caporali, in grado di fare o anche solo pensare di fare una bella rivoluzione. E sanno anche che gli italiani, quelli ai quali il signor Monti vorrebbe cambiare la mentalità, la propria non la cambieranno mai. Mugugano, protestano, si arrabbiano,  e infine……. si arrangiano, alla faccia di Monti e anche di Befera. Per cui quel che teme l’autore del sopra riportato articolo apparso oggi sul Tempo, puntualmente si avvererà. Cioè, dopo tanto parlare a far finta di litigare, tutti proclamandosi fieri avversari del porcellum, si voterà proprio con il porcellum che fa comodo a tutti. Ai probabili vincitori per assicurarsi che i propri ascari di complemento  (con tutto il rispetto  per gli ascari veri, quelli che durante l’effimero impero italiano in Africa, servirono con onore e fedeltà la bandiera italiana) in Parlamento saranno, appunto, fedeli e, sopratutto, silenti, e ai probabili sconfitti i quali nominado in Parlamento l’elitè impedirà che la sconfitta coniugata al tempo dia l’occaisione per un reale rinnovamento nel Paese di una Destra nuova e coesa. g.

P.S. Se pure alla fine di questa squallida giostra di parole si desse luogo ad una qualche rivisitazione del porcellum questa sarebbe peggio del porcellum stesso. Infatti la proposta su cui si dice che PDL e PD si troverebbeor d’accordo prevederebbe la elezione di un terzo dei parlamentari con liste bloccate (quindi con un porcellum in forma ridotta) e gli altri due terzi eletti in mini collegi nei quali i candidati dei diversi schieramenti li sceglierebbero i partiti…quindi se non è zuppa è pan bagnato! g.