Il Pd vuol liquidare Monti. Bersani ha già prenotato Palazzo Chigi. I democratici sono convinti di vincere le elezioni. E si sbagliano. Al posto loro sarei stato molto cauto e non avrei mai sparato la pallottola d’argento per levare di mezzo qualsiasi ipotesi diversa da quella di un governo di centrosinistra. Il 2008, anno in cui Pdl e Pd si spartirono il 70 per cento della torta elettorale, appartiene al triassico, è pura archeologia politica. Sanno tutti che le percentuali di oggi sono lontanissime da quelle di ieri. I due partiti principali sono destinati a dimagrire di molti punti: inarrivabile il 38 per cento del Pdl, meta altrettanto impossibile il 33 per cento del Pd veltroniano. Ci sono almeno venti percentuali di voti in «libera uscita». Dove andranno? Una parte andrà a Grillo (che però porterà alle urne anche nuovi elettori, specialmente giovani), gli altri saranno letteralmente «polverizzati» tra il centro di Casini & Co. e liste di minimo taglio: il prossimo Parlamento sarà «balcanizzato». E non sarà un bello spettacolo. Certo, una legge elettorale con un alto sbarramento e un premio di maggioranza limiterebbe questo scenario, ma in ogni caso il voto di protesta avrà un impatto forte e, inoltre, i partiti devono ben considerare l’effetto che potrebbe avere sull’opinione pubblica una legge scritta solo ai fini dell’autoconservazione. Sappiamo che Bersani (non il suo alleato Casini) di Monti non ne vuole sapere. Ma il Pdl che fa? L’unica cosa che fa bene da un bel po’ di tempo: fa casino. Non essendo un partito, al suo interno ed esterno, sopra e sotto, davanti e dietro, la confusione regna senza essere neppure sovrana. Non riassumo il quadro delle acrobatiche posizioni espresse in queste settimane, alcune sono frutto di allucinazioni o,visto il clima, dei colpi di caldo. Di fronte a un futuro Parlamento-Arlecchino, Berlusconi può fare un ballo in maschera, esporre e nascondere la sua candidatura, ma è chiaro che ha una buona carta in mano, l’unica che può tenere in gioco un centrodestra che si è autorottamato pur avendo di fronte una sinistra di imbarazzante nullità. Un bis di Monti li salverà. I partiti, l’Italia no. Mario Sechi, Il Tempo, 25 agosto 2012

.………………Che peccato per il centrodestra. Appena 4 anni fa, era il 2008, riusciva lì dove a nessuno era mai stato possibile arrivare: realizzare un grande e unico contenitore di centrodestra (meno Casini, è vero, ma Casini di destra non è stato mai) e otteneva un risultto elettorale da prima repubblica, conquistando la maggioranza assoluta nel Parlamento, una maggioranza bulgarain entrambi rami del Parlamento,  con cui si sarebbe potuto e dovuto fare le riforme istituzionali e costituzionali, creare le premesse per trasformare il Paese la cui “vecchiaia” non è tanto o solo quella anagrafica, ad incominciare, per quest’ultima,  da quella della classe dirigente. Il sogno è durato poco, le promesse sono rimaste tali, il grande contenitore si è rivelato un secchio pieno di buchi da cui fuoriusciva tutto e io contrario di tutto. A quattro anni di distanza, un secolo per la politica italiana, il centrodestra non esiste più, una parte, addirittura, ci riferiamo a quella dell’ex postfascista Fini, è pronta ad allearsi, pur di soporavvivere, con la sinistra estrema che peraltro non la vuole, un’altra, l’erede del postfascimo, se ne va per proprio conto, l’ultima, quella apparentemente più consistente, come dice Sechi, fa solo casino, in preda a confusione e balbettii che hanno una sola cosa in comune: ciascuno pensa a se stesso  e  a salvarsi il sedere dalla più che probabile catastrofe elettorale che l’attende da qui a qualche mese. Che peccato! Per l’Italia! g.