Beppe Grillo ha cominciato a prendere di mira Matteo Renzi. Ieri il comico ha saccheggiato il repertorio di Fortebraccio – Mario Melloni, mitico corsivista dell’Unità – per dire che il sindaco di Firenze è un Signor Nessuno. Matteo lo infastidisce parecchio. È in buona compagnia. Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi temono il rottamatore. Per ragioni diverse. Vediamo quali. Bersani. Sa di avere il caterpillar targato Firenze alle calcagna. Il risultato delle primarie non è in discussione, ma il segretario non è tranquillo. Se Renzi incassa una buona percentuale, sarà iscritto di diritto alla successione al vertice del partito. Non a caso ieri Renzi veniva attaccato da Rosy Bindi, Massimo D’Alema e Nichi Vendola. É il nemico interno da abbattere. Casini. Ha stretto un patto di ferro con il segretario del Pd, ma l’accordo spartitorio riesce solo se Bersani vince bene le primarie. Renzi inoltre è una calamita per gli elettori moderati che non vogliono legarsi alla sacrestia casiniana. Credenti che non sopportano il radicalismo vendoliano, un universo di persone che non ha intenzione di votare per un partito che ha la linea diretta con il cardinal Bertone. Sceglieranno Renzi, “terza via” tra la sinistra hollandista e illuminista e un partito che si ispira alla Dc senza esserne neppure l’ombra. Berlusconi. Il Cavaliere pensa di sfruttare a suo vantaggio la frattura che si sta aprendo nel Pd. Renzi gli sta simpatico, si sono visti ad Arcore, ma sottovaluta i «danni collaterali» della rottamazione a sinistra. Perché in realtà la corsa di Renzi alle primarie del Pd renderà plastica la necessità della competizione democratica dentro il Pdl, metterà in luce come gli outsider e i leader del futuro nascono quando dentro i partiti funzionano meccanismi di competizione e non di cooptazione. Esattamente il contrario di quanto avviene nelpartito di Berlusconi, dove le primarie si annunciano in pompa magna, ma poi non si fanno per non disturbare il capo. Ecco perché un anti-sistema come Grillo ha paura di Renzi: fa in maniera più credibile quel che vorrebbe far lui, la rivoluzione dal basso. Mario Sechi, 4 settembre 2012

.………..Ci piace Renzi. Ancor più se diventa un problema per tutti. Magari insolubile. Perchè solo un problema insolubile può risolvere il problema Italia. Che è uno solo. Cambiare  o, come dice Renzi – rottamare la classe dirigente italiana, vecchia non tanto e non solo  per via dell’età, quanto per il modo di pensare e di agire, per la assoluta mancanza di fantasia nell’affrontare i problemi, per la eterna litigiosità dei duellanti, per la costante preoccupazion dei dettagli, rinviando al mese del dopo e all’anno del mai, la risoluzione dei problemi. Se Renzi è in grado di rottamare questa vecchia e logora e stantia classe dirigente, può essere l’occasione per una vera rivoluzione copernicana nel nostro Paese. Attenzione: Renzi, uomo di sinistra,  è   accusato dalla sinistra  ufficiale di essere un pericoloso conservatore (Vendola lo ha definito un qualunquista!). Ma come diceva Prezzolini ( il suo Manifesto dei Conservatori, ancor oggi, dopo decenni,  è fresco e schietto)  il vero  conservatore sa essere  più innovativo di un progressista mentre  un progressista spesso è più cieco e retrivo di un conservatore. Se Renzi fosse un conservatore-progressista alla Prezzolini, allora perchè no? Viva Renzi. g.