RENZI: FUORI DAL CORO E CONTRO LA NOMENKLATURA, di Mario Sechi
Pubblicato il 5 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »
Matteo Renzi è nuovo. Bersani è vecchio. Il Pd è la metafora di una battaglia all’ultimo sangue tra il giorno e la notte della politica, l’antico e il moderno. Il sindaco di Firenze in poche settimane ha reso visibili tutte le paure della nomenklatura italiana. Di sinistra. E di destra. Perché? Renzi è una minaccia. Per tutti. Per il sempre più fragile Pier Luigi Bersani (che se perde va in pensione e se vince male dura poco), per Pier Ferdinando Casini (che si ritrova un’idrovora di voti centristi), per Silvio Berlusconi il quale medita il gran ritorno, ma ha la sua età e anche potendo contare su uno zoccolo duro di «credenti» si rende conto che un’operazione difensiva non è nelle corde di un attaccante come il Cavaliere. Quando tutto lo stato maggiore del Pd – con in testa l’unico vero cervello della compagnia insieme a Walter Veltroni, Massimo D’Alema – gioca al tiro a segno su Renzi, abbiamo conferma dello stato comatoso dei partiti: cercano di fare a fette un giovane che non dovrebbe dare alcun fastidio a un partito che si propone di governare l’Italia. E invece ecco che Renzi diventa uno spaventapasseri. Solo perché è capace di far saltare l’accordo di nomenklatura Pier &Pier, il Pd e l’Udc, il laicista che smacchia giaguari e il tecno-confessionale. L’establishment italiano nel frattempo è, ancora una volta, vilmente alla finestra. Codardi che mentre il Paese reale affonda pensano di lucrare una posizione di rendita dal caos che verrà. E invece per le classi poco dirigenti e molto digerenti è finita. Non c’è più trippa per gatti. Resta sospesa la domanda chiave: Renzi ce la farà? Io non mi preoccuperei del risultato delle primarie. Se si fanno, le vincerà Bersani, ma sarà una vittoria di Pirro perchè Renzi avrà scritto la parola «successione» su una storia più che ventennale sui post-comunisti di ieri e di oggi. A differenza di altri «nuovi» – come quelli che vogliono «Fermare il declino» ma sono in cattedra e fanno liste di proscrizione antiberlusconiane – il ragazzo di Firenze (lo vedo dalle lettere che riceviamo)interessa anche agli elettori del centrodestra. Vince chi rompe. Gli schemi. Mario Sechi, Il Tempo, 5 settembre 2012
……………Peccato che il centrodestra non abbia un suo Matteo Renzi. Non solo non c’è ma non se ne avverte uno uguale nemmeno nel più lontano orizzonte. Anzi, nell’immediato futuro un altro vecchio si affaccia sulla scena della politica, anzi è un ritornpo quello di Giulio Tremonti. Nulla da dire sulla sua competenza, ma è patetico che si metta a fondare un partito, un altro personale partito, mentre la nave Italia rischia di affondare. Occorre uno che senza paura e timori, conscio di giocare una partita unica, senza rivincita e senza rimpianti in caso di sconfitta, si metta in gioco e giochi fino a perdere il fiato, senza contorcimenti vari e senza paracadute. Ecco, ci vuole un Renzi di destra. Ma non c’è. Peccato. Sarà per questo che alla fine, elettori di destra si accontenteranno del Renzi di sinistra. g.