Il mondo si muove alla velocità della luce, mentre l’Italia sembra un trenino che sbuffa e minaccia di fermarsi perché ha finito il carbone. Mentre il Pd cerca di sgambettare Renzi, il Pdl si rinchiude nel bunker e il sistema politico appare incapace di affrontare la sfida della contemporaneità, intorno a noi accadono cose destinate a cambiarci la vita. In Europa è in corso una battaglia cruenta per la sopravvivenza dell’Unione e della moneta unica. E uno dei protagonisti di questa contesa è un italiano, Mario Draghi, presidente della Bce. Oggi la riunione del direttorio della Banca centrale europea dovrebbe svelare se il suo piano di «acquisti illimitati» di bond degli Stati che subiscono la speculazione sul debito passa o no. La Germania si oppone al piano. Il Parlamento italiano tace. E mentre in Italia volano le ore di cassa integrazione, gli indici produttivi sprofondano e la disoccupazione galoppa, i partiti non riescono neppure a trovare l’accordo per uno straccio di legge elettorale che consenta al Paese di avere un governo politico e non un gruppo di tecnocrati senza alcun legame con il corpo elettorale. Siamo nel cuore della democrazia. Ma la preoccupazione è quella di fare un accordo di nomenklatura, non di ridare lo scettro al popolo. Tutto questo accade mentre la più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti, entra nella fase finale della campagna per le presidenziali. I repubblicani hanno lanciato Mitt Romney, i democratici provano a fare il bis alla Casa Bianca con il presidente Obama. Hanno programmi politici opposti. E la sfida è apertissima. Anche questo fatto è per noi fondamentale. Perché l’Italia non è il Paese periferico dipinti nei racconti dei «peggioristi». Siamo al centro del Mediterraneo, quello che accade in Nord Africa (ne abbiamo avuto prova con la caduta di Gheddafi in Libia) è per noi vitale e il Medio Oriente è a un tiro di schioppo (e missile). Se Israele attacca l’Iran nei prossimi mesi che cosa facciamo? Qual è la nostra linea di politica estera? Mistero. Il nostro dibattito pubblico fa pena. Per questo servono nuovi leader. I vecchi hanno fallito perché non hanno una visione del mondo. Mario Sechi, Il Tempo, 6 settembre 2012

……Il guaio è sempre quello. Di nuovi leader tutti auspicano l’arrivo ma in giro non ce ne sono, nè vecchi, nè nuovi. Anzi, i nuovi, per intrenderci quelli chiamati al governo per salvarci valgono nemmeno il valore di  un cicca gettata per strada. C’è solo una novità e viene da  Bruxelles: Draghi, il presidente italiano della Banca Europea ed governmatore della Banca d’Italia l’ha spuntata conmtro la Merkel e la Germania e sia pure con un solo voto di maggioranza ha ottenuto che la BCE acquisti titoli di stato senza limiti e confini. Finalmente uno con i co…ni al posto giusto, sempre che le rose non appassiscano subito. Se fioriranno che sia lui, Draghi, l’uomo nuovo? g.