Il Pdl è uscito dagli schermi radar da quando ha accantonato le primarie, archiviato il segretario 40enne Angelino Alfano e varato «l’operazione nostalgia», un bizzarro vai e vieni tra il dolce ricordo del 1994 e l’illusione di essere ancora nel 2008. Travolto da un (in)solito destino il partito che aveva stravinto le ultime elezioni politiche, pensa di riproporre la stessa ricetta a un Paese in recessione oggi e anche domani, con la peggior produzione industriale d’Europa, il terzo debito pubblico del mondo e il più basso livello di fiducia nei partiti mai toccato nella storia. Lenin si sarebbe chiesto: che fare? Esclusa la rivoluzione del proletariato, al Pdl qualche carta da giocare resta, ma se la pesca dal vecchio mazzo, sta fresco. Il tema non è più vincere, ma sopravvivere con un futuro da costruire e non andare al voto per eleggere una modesta nomenklatura. Le coalizioni sono saltate, il Pdl è uno dei due partiti superstiti del bipolarismo all’italiana, ma non è al primo posto e rischia la marginalizzazione per incapacità di visione. Più di un anno fa Berlusconi aveva fatto la mossa giusta: nominare un segretario politico, Angelino Alfano, e avviare un’altra stagione. Poi nel partito ha vinto la linea del «facciamo secco il delfino» e «Silvio sei tutti noi», la classica manovra salva-apparato. Così Berlusconi ha fatto sapere di voler tornare a guidare la carica elettorale. Risultato? Black out. I fili della corrente sono stati tagliati e il Pdl è piombato in un isolamento totale. Mentre nel Pd si è aperta una stagione di rinnovamento – comunque vada, Renzi è destinato ad essere protagonista, bastava vedere con quale grinta si è battuto ieri sera a Ballarò – il Pdl è imbalsamato. Mentre a sinistra i militanti sono impegnati in un dibattito che produce mobilitazione, a destra regna un cimiteriale silenzio. La ricetta di Bersani e soci è archeologica, ma tutti vedono che quella visione del mondo è al suo ultimo giro di giostra perché un’altra generazione prenderà presto il potere che gli spetta, per ragioni storiche, politiche e anagrafiche. Modesto consiglio a chi non vuole ascoltare: recuperate Alfano e fate le primarie. Non è mai troppo tardi per non sparire. Mario Sechi, Il Tempo, 12 settembre 2012