La campagna elettorale è cominciata nel peggiore dei modi. A Reggio Emilia Bersani ha proposto una ricetta economica archeologica, confusa tra attacchi alla finanza e proposte il cui risultato è una maggiore spesa pubblica. Il Cavaliere in crociera invece è tornato a scodellare la solita minestra: abbassiamo le tasse. Lo dice dal 1994, l’esito finale è che il suo ultimo governo aveva una pressione fiscale più alta di quella di due tassatori come Prodi e Visco. Abolire l’Imu? Bello. E poi? Sarebbe interessante capire come Berlusconi intende coprire il minor gettito di 21 miliardi di euro e il mancato incasso ai Comuni, alla canna del gas, che devono erogare servizi per i cittadini.
La questione fiscale in Italia è il tema centrale, ma per proporre soluzioni occorre essere credibili. La storia dei governi precedenti ci racconta una campagna elettorale piena di promesse non mantenute e premesse tradite. Raccontare agli italiani che si vogliono abbassare le tasse è più che legittimo, è giusto, ma significa anche proporre non lo slogan di un minuto ma una riforma fiscale dove si sposta il peso delle tasse dal lavoro alla ricchezza improduttiva e si dichiara una lotta senza quartiere all’evasione, avendo però prima ridotto le aliquote. Cioè s’introducono gradualmente nel sistema tributario elementi che fanno parte della politica anglosassone. Vorrei ricordare agli smemorati del centrodestra che l’Imu era un progetto leghista, che la sua anticipazione è stata votata dal Pdl, che tutti i provvedimenti del governo Monti sono stati condivisi dal partito di Berlusconi. Uso le stesse parole del Cav di qualche settimana fa: non si rigira la frittata.
Occorre serietà, la delega in bianco è finita. L’Italia continua ad avere duemila miliardi di debito: non l’hanno tagliato né Berlusconi né Prodi e non poteva certo farlo Monti in un anno. Ai Mandrake della sinistra e della destra vorrei ricordare che il Prof. è stato chiamato al capezzale di una Repubblica sull’orlo del crac. Nell’autunno scorso si è rischiato di non pagare gli stipendi alla pubblica amministrazione. Un paio di numeri: siamo in recessione per quest’anno e anche per il 2013, il Pil è in picchiata, la produzione industriale è la peggiore d’Europa, il tasso di disoccupazione è vicino a sfondare l’11% e l’inflazione ha cominciato a salire per effetto del rialzo dei prezzi dei carburanti. Siamo un Paese privo di materie prime, importiamo energia, la politica industriale è inesistente, rischiamo di perdere la produzione d’acciaio e quella automobilistica per scarsa competitività e follia dei tribunali, la nostra giustizia civile è la più lenta del mondo, kafkiana. Agli elettori bisogna illustrare tagli, spese e coperture. Tutto il resto è propaganda. E alla fine la paghiamo noi. Mario Sechi, Il Tempo, 17 settembre 2012

…………A parte qualche difesa d’ufficio del Mandrake di turno, cioè Monti, il resto è tutto giusto. La promessa che dovrebbe essere fatta e mantenuta è quella di una immediata ed efficace riforma fiscale che consenta ad un tempo la riduzione delle tasse e la reale lotta all’evasione fiscale. g