SALLUSTI: LA VERITA’ SUL MIO ARRESTO, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 23 settembre, 2012 in Costume, Giustizia, Politica | Nessun commento »
Eccomi. Sono quel soggetto «socialmente pericoloso », così è scritto nella sentenza, che mercoledì sarà arrestato se la Cassazione confermerà il verdetto emesso contro di me da un giudice di Milano.
Un anno e due mesi di carcere per aver pubblicato, anni fa su Libero che allora dirigevo, un articolo critico nei confronti di un magistrato che aveva autorizzato una tredicenne ad abortire. Non ho precedenti penali ( come tutti i direttori, che in base a una assurda legge rispondono personalmente di tutto ciò che è scritto, sono stato condannato più volte a risarcimenti pecuniari), non ho mai fatto male volontariamente a una mosca né mai lo farei.
Combatto da oltre trent’anni su quel magnifico ed esaltante ring democratico che è l’informazione. Ne ho più prese che date ma non mi lamento, mai ho risposto con querele a insulti e minacce. Ho lavorato al fianco di grandi giornalisti, da Indro Montanelli a Paolo Mieli, da Giulio Anselmi a Giuliano Ferrara. A ognuno ho rubato qualcosa. Uno di loro, Vittorio Feltri, da tredici anni è anche un fratello maggiore che mi aiuta e protegge e di questo gli sarò per sempre grato. Ho combattuto anche con durezza le idee di tante persone potenti e famose, ma non ho alcun nemico personale.
A volte ho sbagliato? Certo che sì, e ho sempre pagato in tutti i sensi. Sono un liberale, amo e mi batto per la libertà mia e di tutti, e per questo sono orgoglioso di dirigere oggi il quotidiano della famiglia di Paolo Berlusconi, famiglia che la libertà ce l’ha nel sangue, fin troppo direbbero alcuni.
Potrei difendermi dalle accuse sostenendo, come è vero, che quell’articolo non l’ho scritto io, o cose del genere. Non lo farò perché ho la profonda convinzione che nessuno, dico nessuno, debba andare in carcere per una opinione, neppure la più assurda. Se danno c’è stato che venga quantificato e liquidato. Ma nulla di più è dovuto. L’errore ha un prezzo, un principio no. E il principio che non ha prezzo è che nessun giudice può mandare in carcere qualcuno per le sue idee. Se accettassimo questo sarebbe la fine della democrazia, tutti noi saremmo in balia di pazzi, di uomini di Stato in malafede, di ricattatori. Io sono disposto a pagare un equo indennizzo, ma non baratto la mia libertà.
Per questo ho detto no a scorciatoie che i miei nuovi e bravissimi avvocati mi hanno proposto. La classe dei magistrati che ha partorito questo obbrobrio abbia il coraggio di correggersi o l’impudenza di andare fino in fondo. Non ho paura. Io sono un nulla rispetto al problema in questione. Vogliono fare concludere il settennato di Napolitano (l’ho aspramente criticato in passato, se sarà il caso lo rifarò ma lo rispetto e ringrazio per l’interessamento annunciato ieri) che dei magistrati è anche il capo, con una macchia indelebile per le libertà fondamentali? Vogliono mandare Monti in giro per l’Europa come il premier del Paese più illiberale dell’Occidente? Lo facciano, se ne hanno il coraggio. Per questo, non per il mio destino personale, sarebbero dei criminali alla pari di chi ha stilato la sentenza che vuole impedirmi di scrivere ciò che penso per il resto della mia vita. Rinuncio al salvacondotto per rispetto alle persone con le quali condivido la vita, ai lettori, ai miei tre vicedirettori che si fidano di me, dei cento giornalisti che dirigo e che hanno il diritto di lavorare in un giornale secondo i principi non negoziabili stabiliti dal suo fondatore Indro Montanelli. Alessandro Sallusti, Direttore de Il Giornale, 23 settembre 2012
………..Ogni parola di commento sarebbe superflua. Chiunque ami la libertà e rivendichi il diritto di dire la propria opinione in un Paese che si ispira ai principi della democrazia liberale si individua oggi in Alessandro Sallusti. Se lo arresteranno, se la casta dei giudici andrà sino in fondo nella difesa corporativa dei propri privilegi, compreso quello della vendetta, e restringeranno Sallusti in una cella, idealmente ci sentiremo ristretti tutti nel piccolo spazio di quella cella insieme a Sallusti e alle libertà negate di ciascuno di noi.g.