Hanno avuto 14 milioni di euro da spendere in un anno per una non meglio precisata «attività politica». Alcuni di loro li hanno usati per comprare bottiglie di champagne, cravatte o macchine. Ci sono quelli, invece, che li hanno «investiti» in viaggi e lussuosi alberghi o per finanziare associazioni che con la politica non hanno niente a che fare. La presidente della Regione Renata Polverini ha deciso pochi giorni fa di «mandarli a casa». Ma loro, 71 consiglieri e 14 assessori, potranno comunque contare su una pensione da Win for life. Con poco più di 2 anni alla Regione Lazio, hanno ottenuto un assegno per la vita di 3.300 euro al mese. La legge prevede che debbano riscattare gli anni mancanti alla fine della legislatura (nel loro caso tre) ma non dovranno disperarsi. Provate a chiedere all’Inps quanto costa riscattare due anni di pensione per chi ha uno stipendio di 9 mila euro al mese. Centinaia di migliaia di euro. Ma non per i consiglieri e gli assessori del Lazio. Lo prevede la legge, quella che altri componenti dell’assemblea regionale hanno votato una ventina di anni fa e nessuno ha mai modificato. Gli 85 fortunati conquistatori del vitalizio dovranno pagare soltanto, euro più euro meno, 38 mila euro. Esattamente 1.594 euro per ogni mese da riscattare. Una norma a dir poco generosa. Infatti prevede che i singoli consiglieri versino il 27% dell’indennità di carica «diminuita della sua relativa Irpef». Non solo. Considerato che ogni eletto alla Pisana avrà una liquidazione di quasi 25 mila euro, si tratta di pagare una piccola differenza. Ma non è tutto. Consiglieri e assessori avranno la pensione a 50 anni. L’età minima sarebbe 55 ma con una riduzione del 10 per cento sull’assegno si può ottenere 5 anni prima. Insomma, dovranno pure andare «a casa» ma i parlamentari del Lazio non dimenticheranno mai questa loro, breve, esperienza politica. Avranno pure speso soldi pubblici per ostriche, champagne, book fotografici, feste ispirate all’Antica Grecia con ancelle e maiali ma saranno ricompensati lo stesso. Per tutta la vita. È la solita storia di orwelliana memoria: siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri. Tra l’altro, la Pisana, su pressione della stessa governatrice, ha regalato il vitalizio anche agli assessori esterni, quelli che non sono stati eletti: 14 su 15 nella Giunta Polverini. Anche loro avranno 3.300 euro al mese per tutta la vita. Un affare. Ma in Consiglio regionale in questi ultimi giorni è scoppiato il caos. Ci sono infatti alcuni tecnici della Pisana che sostengono che i consiglieri non avrebbero diritto all’assegno in quanto la legislatura sarà presto interrotta. Alcuni componenti dell’assemblea avrebbero addirittura spronato i vertici della Pisana a presentare una richiesta di chiarimenti alla Corte dei conti. Eppure le norme sono abbastanza comprensibili. La legge che si occupa delle «Disposizioni in materia di indennità dei consiglieri regionali» è la numero 19 del 2 maggio 1995. L’articolo 8 è chiaro: «L’assegno vitalizio mensile compete ai consiglieri regionali cessati dal mandato che abbiano compiuto i cinquantacinque anni di età, che abbiano corrisposto i contributi di cui all’articolo 6 per un periodo di almeno cinque anni di mandato svolto nel Consiglio regionale o che abbiano esercitato la facoltà di cui all’articolo 10». Il comma 2 fa un bel regalo ai consiglieri: «La corresponsione dell’assegno può essere anticipata, su richiesta del Consigliere e dopo la cessazione del mandato fino al cinquantesimo anno di età, ma in tal caso la misura dell’assegno è proporzionalmente ridotta del 5% per ogni anno di anticipazione rispetto al cinquantacinquesimo anno di età fino al raggiungimento dell’età di cui al comma 1». Ovviamente, tanto per non svantaggiare i consiglieri che dopo la Regione vengono eletti in Parlamento, «qualora l’assegno vitalizio anticipato venga sospeso in ragione di sopravvenuta elezione dell’ex Consigliere a nuova carica, Regione, Parlamento nazionale, Parlamento europeo, la detrazione del 5 per cento è recuperata alla data di cessazione della carica stessa. L’assegno vitalizio, alla cessazione della carica, è pertanto reintegrato del 5 per cento annuo, frazionabile in dodicesimi, per ogni anno di sospensione del vitalizio stesso o frazione di anno». Infine il comma 3 metterà in imbarazzo i matematici: «Ai fini del computo del periodo di mandato di cui al comma 1, la frazione di anno si considera come anno intero purché sia di durata non inferiore a sei mesi e un giorno». Per ora soltanto un consigliere ha dichiarato che rinuncerà al vitalizio, Enzo Foschi (Pd). La stessa Polverini aveva annunciato che i suoi assessori avrebbero fatto lo stesso. Aspettiamo con fiducia. Il Tempo, 29 settembre 2012

.……………Per i lavoratori con 40 anni di lavoro sulle spalle il signor Monti e la sua degna ministra del lavoro hanno fatto un decreto per costringerli a lavorare per altri 6/7 anni, riducendogli comuqne la iserabile pensioone di fine lavoro, per i ladri di stato, cioè consiglieri e assessori del Lazio, invece Monti si limita  a studiare le carte e come la recente storia italiana ci insegna quando Monti si accinge a stuidare vuol dire che non farà nulla per evitare che i ladri percepiscano la pensione con soli due anni di lavoro(sic!). g.