Il ministro Grilli ha l’aria mesta e gentile dell’impresario di pompe funebri.

A lui sono affidati i compiti più delicati, come dare la ferale notizia ai parenti o chiedere che tipo di cassa preferiscono, di mogano o noce.

Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli

Ai più grevi e robusti tocca il compito di infilare la bara nell’auto. A lui che ha il tono di voce appropriato, tocca esprimere le parole di circostanza.

Quando lo intervistano in tv sembra appena uscito dall’obitorio dove ha riconosciuto la salma ed eseguito le ultime procedure burocratiche, sollevando la vedova dalle vili incombenze, in modo da consentirle di dedicarsi toto corde al pianto. Poi ti presenta il conto salato, ma si muore una sola volta, anche se la vista del conto rischia di provocare un rapido bis.

Il suo è il grillismo che più spaventa gli italiani (scherzi a parte, è un gentiluomo di valore). Anche quando esprime un auspicio, Grilli suggerisce cordoglio, trova il modo più soft per dirlo ai congiunti. Non speranze ma consolazioni. Guardate oltre i Monti il dolore Passera, sussurra Grilli senza porre l’accento finale, per tenere bassa la suoneria della voce.

Da lui si apprende se il povero estinto è morto per un attacco di Iva, per un’emorragia d’Irpef, per una cartella incurabile o perché è finito sotto un tir d’Equitalia. Lui bisbiglia con discreta rassegnazione che tutti prima o poi dobbiamo passare alla cassa.

In altri tempi Grilli avrebbe portato la tuba sulla testa, ha il physique du rôle ed è dotato di un’eleganza, come dire?, estrema.

Auguri per il 2 novembre, il giorno dei Monti. Marcello Veneziani, 25 ottobre 2012