BERLUSCONI: E’ UNA CONDANNA POLITICA. COSI’ NON SI PUO’ ANDARE AVANTI…
Pubblicato il 26 ottobre, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »
Silvio Berlusconi, dopo la sentenza con cui il Tribunale di Milano, per la prima volta dopo un ventennio di assedio giudiziario, è riuscito a condannarlo, amareggiato e sconfortato, si è rivolto ai suoi elettori con una lettera che qui riproduciamo. E’ una lettera assai breve ma racconta in sintesi una storia giudiziaria, anzi una tappa di questa storia, che sa dell’incredibile. Sopratutto mette in evidenza che la giustizia in Italia è spesso usata per fini politici. Lo sa bene Berlusconi che ne è stato e ne è vittima, ma Berlusconi sa che egli è il primo a doversi rimproverare per non aver operato per riformarla questa giustizia quando ne ha avuto la possibilità e gli strumenti. Nel 2001 e sino al 2006 egli ha governato questo Paese con una maggioranza che poteva consentirgli di adottare i necessari provvedimenti legislativi e così dal 2008 sino al 2010. E’ vero, in Parlamento, nelle maggioranze, c’erano ostacoli e continue imboscate da parte di ascari pronti a sabotare i provvedimenti legislativi, specie in materia di giustizia. E’ vero! Ma è anche vero che non li si è messi alla prova e nemmeno alla porta. La conseguenza è che nè i provvedimenti, quelli seri, cioè quelli strutturali sono mai stati adottati, almeno in Consiglio dei Ministri, nè lo stesso Berlusconi ha battuto il bastone sulla scrivania licenziando gli ascari, palesi e nascosti. Se lo avesse fatto, forse quegli ascari o sarebbero venuti allo scoperto o si sarebbero visti costretti a piegarsi alla logica della maggioranza oltre che della necessità di varare le riforme strutturali delle quali il Paese aveva bisogno, tra cui, ovviamente, quella della Giustizia. Berlusconi non lo ha fatto, adottando la politica andreottiana del tirare a campo, neppure memore dell’insegnamento craxiano che, comunque, tutte le volpi finiscono in pellicceria, ma alla fine ha dovuto comunque togliersi di mezzo e cedere il passo prima ai governi tecnici che nulla hanno di liberale, e poi a tirarsi fuori, come ha fatto l’altro ieri, dinanzi alla evidente insofferenza di tanti suoi beneficiati che dopo esserlo stati dalla discesa in campo di Berlusconi ora aspirano ad esserlo dalla sua ritirata nelle retrovie. Ed ora su di lui cade questa tegola di una sentenza che sembra scritta con l’inchiostro della fazione. E’ solo una sentenza di primo grado che dovrà passare il vaglio di un’altra corte, quella di appello, e, nel caso, quello della Cassazione. Ma la sua immagine ne esce comuqnue compromessa e forse tanto basta perchè quanti, anche a lui vicini, hanno traccheggiato per un suo pensionamento oggi si sentono più tranquilli per il loro personale futuro. Ma non lo sono gli italiani, i milioni di italiani che in questi anni avevano votato Berlusconi fidando nei suoi impegni elettorali, nelle sue promesse di cambiamento del Paese, nelle sue assicurazioni che i cittadini non avrebbero più subito le prepotenze di uno Stato che dopo 70 anni di democrazia non è mai diventato liberale e dove i diritti dei singoli vengono conculcati ogni giorno dalle burocrazie di ogni genere e dalle caste di ogni risma. Non lo sono ancor più oggi, di fronte ad una condanna che lungi dal dimostrare che “la legge è uguale per tutti”, semmai dimostra che la legge è inflessibile contro chi non si conforma alle regole delle caste. La parabola di Berlusconi nè è la tangibile prova. Per questo, nonostante le delusioni, gli esprimiamo la nostra solidarietà. g.