Intorno alla legge elettorale c’è una danza macabra. I partiti non hanno alcuna intenzione di disegnarne una che risponda agli interessi del Paese, una riforma che duri nel tempo e restituisca lo scettro al popolo. Non a caso si stanno scannando sul premio e il premietto e non invece sulla filosofia di fondo di uno strumento fondamentale per l’esercizio della democrazia. In questo caos sguazza Beppe Grillo e fa quello che gli riesce meglio: il Cecco Angiolieri che scriveva «se fossi foco arderei lo mondo». Il problema è che il comico ha intenzione di appiccarlo per davvero, l’incendio. E a questo punto, visto l’immobilismo e l’incapacità del Parlamento, c’è solo da augurarsi che lo shock elettorale arrivi presto e serva a svegliare tutti dal sonno della ragione in cui sono precipitati. Qualsiasi riforma non impedirà al Movimento 5Stelle di sbarcare in Parlamento, questo è ormai assodato e gli esercizi da Azzeccagarbugli sui quali si stanno esibendo i partiti stanno solo confermando che la situazione è grave ma non seria. Grillo fa ridere quando urla al golpe come un invasato, i leader di partito fanno piangere quando rivelano la loro inadeguatezza di fronte a un mondo che corre alla velocità della luce mentre noi viaggiamo come una diligenza trainata da cavalli malnutriti. Nonostante tutto, sono paradossalmente ottimista. Il sistema politico si sta avvitando, la recessione farà crescere ancora la disoccupazione e tutto questo servirà a dare all’Italia lo scossone che serve per farla ripartire. Abbiamo bisogno di cadere in basso per rialzarci. È già successo nella nostra storia e accadrà ancora. Se la crisi del sistema resta questa, gli italiani saranno portati ad arrangiarsi, a vivere di stratagemmi, di baratto. In provincia questo fenomeno è già in corso. In Sardegna è stata costituita un’azienda online, la Sardex, che con lo scambio di beni e servizi tra le imprese iscritte realizza quel che si ferma quando non c’è più liquidità: il commercio. La crisi istituzionale combinata con quella economica porterà rapidamente al cortocircuito di cui il Paese ha bisogno per ripartire. La prossima legge elettorale sarà un «papocchio» di pannelliana memoria perché l’interesse dei partiti è quello di autotutelarsi, proteggersi. È la conferma che sono ciechi: il re è nudo. Mario Sechi, Il Tempo, 10 novembre 2012

.……………………L’ottimismo di Sechi ci spaventa perchè la certezza che egli pone nella ipotesi che dopo aver toccato il fondo il Paese possa rialzarsi è solo utopica e molto retorica. Purtroppo non è tempo di retorica, è tempo di realismo. E di realistico c’è solo che i partiti, tutti, non hanno alcuna intenzione di alzare bandiera bianca, anzi è vero il contrario.  Proprio la legge elettorale è la prova:  nessuno ha intenzione di cambiarla nè mai l’hanno avuta perchè il porcellum tanto  vituperato fa comodo a tutti, a chi vince o spera di farlo, e a chi perde che proprio per questo preferisce mandare in Parlamento i fidati, anzi i “bravi” di manzoniana memoria, che faranno la guardia non a tutela dei cittaidni ma a turela della propra parte intendendo per questa quella quota di casta che resta fuori dalla porta del potere, pronta a mendicarne un pò e un pò a prendersela in cambio di morbidezza come la lana lavata con perlana.  Ci vorrebbe altro che la retorica e il ritorno al futuro con la memoria del passato, ci vorrebbe una “primavera” italiana, anzi europea. Ma non ci sono nè sergenti nè caporali che possano capeggiarla. Perciò, con buona pace degli ottimisti alla Sechi, prepariamoci al peggio che, per dirla con Maurizio Cosrtanzo, è dietro l’angolo. g.