Ieri in redazione abbiamo ricevuto due copie, una per me e una per Vittorio Feltri, di un nuovo libro fresco di stampa di Roberto Maroni, segretario della Lega.

Su uno la dedica autografa dice: «A Vittorio Feltri, il vero numero 1». Sull’altro: «Ad Alessandro Sallusti, buona lettura e buon lavoro». È lo stesso Roberto Maroni che contemporaneamente dava ordine ai suoi di mandarmi in carcere (Vittorio, non te lo auguro ma temo che presto mi seguirai) con una imboscata al Senato. È infatti della Lega l’emendamento alla legge salva-Sallusti (che ridere) che approvato ieri a scrutinio segreto prevede il gabbio per i giornalisti che incappano in condanne per diffamazione.

Nelle dediche di Maroni c’è la rappresentazione plastica della falsità dei politici: ossequiosi e melensi quando si tratta di chiedere ai giornalisti marchette ai loro libri e convegni, subdoli e arroganti quando hanno occasioni di vendetta. Devo dire che la Lega (insieme a quel fenomeno da baraccone di Rutelli, quello che vuole guidare il Paese e che si è fatto sfilare 20 milioni dalla cassa) in fondo è stata la più onesta: ha dichiarato le sue intenzioni, ci ha messo la faccia. Che però è di tolla. Scusi Maroni, lei si ricorda che è libero, e ha potuto fare il ministro dell’Interno, solo perché si è fatto fare una legge ad personam che ha abolito il reato di oltraggio a pubblico ufficiale per il quale era stato condannato a quattro mesi di carcere? Scusi Castelli, nobile senatore leghista, sa che lei è libero solo perché il Parlamento ha negato l’autorizzazione a procedere per diffamazione quando aveva dato dello sprangatore a Diliberto? E scusi senatore Calderoli, ci spiega come mai non ha mai pagato per quegli undici morti negli scontri fuori dal consolato di Bengasi seguiti alla sua idea geniale di presentarsi, in nome della libertà di opinione, al Tg1 con la maglietta anti Islam? E scusate, leghisti, come mai Bossi è a piede libero pur avendo subito decine di condanne per diffamazione a magistrati, capi dello Stato, avversari politici?

In attesa di risposte, vi dico che mi fate ridere e pena (voi, non i vostri elettori che rispetto). Solo un filo meno di quei vigliacchi del Pd e Pdl che con la benedizione dei loro capi (Angela Finocchiaro e Maurizio Gasparri) si sono trincerati dietro l’anonimato per vendicarsi dei giornalisti che più e più volte li hanno presi con le mani nella marmellata e a volte nella merda. Mi consola che io andrò a San Vittore, ma loro tra pochi mesi spariranno nel nulla dal quale provenivano. Cari senatori, cari deputati, lasciate perdere, non è cosa alla vostra altezza. Potete mandarci in galera e rovinarci, ma come diceva un Humphrey Bogart giornalista al potente di turno nel film L’ultima minaccia: «È la stampa, bellezza. La stampa! E tu non puoi fare niente». Proprio niente, vigliacchi senza volto. ALESSANDRO SALLUSTI, Il Giornale, 14 novembre 2012

……………Ad Alessandro Sallusti rinnoviamo tutta la nostra solidarietà, umana e politica. Lui è la vittima sacrificale di una politica in cui abbondano personaggi di mezza tacca solo per caso saliti sul podio della notorietà e del potere e altri, che di mezza tacca non sono, ma che hanno scarso senso dei Valori nel cui nome dicono di battersi, primo fra tutti la lealtà, tanto da sacrificarli sull’altare di provvisori e forse inutili obiettivi personali. Maroni che assomiglia sempre di più ad un prosciutto non stagionato, che ha dato l’ordine ai suoi di votare un emendamento che ripristina il carcere per i giornalisti che “diffamano” e che di certo manderà dietro le sbarre Sallusti, è lo stesso che ordinò ai deputati della sua corrente, solo per giochi interni di partito, di votare per il carcere al deputato pdiellino Papa che si è fatto dietro le sbarre di Poggioreale 4 mesi di carcere dichiarato poi dalla Cassazione illegittimo perchè illegittimo era l’ordine di cattura della Procura di Napoli. E a ripriva che l’uomo non ha molti scrupoli c’è questa vicenda che è miserabile perchè per  fare una “provocazione” , a sentir lui, ora manda in galera un giornalista reo solo di un reato fascista e comunque abnorme chesi  chiama “mancato controllo”, che però è uno dei pochi giornalisti che da destra ha combattuto una difficile battaglia contro la devastante macchina da guerra del giornalismo italiano schierato a piè pari contro il governo di cui la LEGA era parte e Maroni un “invincibile” ministro. Brutto affare. Più brutto il voto di quei senatori di destra che hanno partecipato con il loro voto a tasformare l’emendamento leghista in ordine di carcerazione per Sallusti. Del resto lo avevamo detto subito. Il PDL aveva il dovere di pretendere che Monti modificasse la legge che prevede il carcere per i giornalisti che in quanto fascista è antitetica all’ordinamento democratico dello Stato italiano,  con un decreto legge che in sede di conversione in legge poteva essere migliorato e reso efficace sotto gli aspetti non evidenziati dalla sinteticità del decreto legge. Ma Monti e insieme a lui la Severino si sono messi di traverso. Nè il PDL ha minimamente alzato la bandiera di guerra per difendere il soldato Sallusti, combattente tenace in una battaglia senza esclusioni di colpi che vede contrapposto il centrodestra al resto del mondo. Ed ha lasciato e lascierà che uno dei suoi più valorosi portabandiera finisca in carcere da dove evidentemente non potrà partecipare alla battaglia finale, quella che si combatterà nei prossimi mesi e che rischia di consegnare il Paese per  decenni alla sinistra ( perchè l’attuale centrodestra non è abituato alle traversare nel deserto per cui è facile prevedere che una sua – probabile – sconfitta ne determinerà il disfacimento). E se tanto è vero come pare che purtroppo lo sia, come può il centrodestra, si chiami PDL o come si dovesse eventualmente chiamare nell’immediato futuro, pensare di recuperare i voti del ceto medio e moderato se a questo si offre questo squallido spettacolo di resa al nemico e di abbandono nelle sue mani di uno dei suoi migliori e più coriacei combattenti? Mediti Alfano e oltre che opporsi al voto disgiunto per le regionali reclami a Monti e a Napolitano la libertà per il soldato  Sallusti. g.