In quesa intervista di Mattia Feltri per la Stampa, Roberto Calderoli, big della Lega, racconta la storia del porcellum, la legge elettorale i vigore dal 2006, che tutti dicono di voler cambiare, ma che nessuno in verità vuole modificare perchè oiace a tutti i padroni dei partiti. Secondo Calderoli la legge fu partorita da Casini mentre Fini volle le liste bloccate. L’uno e l’altro si strappano le vesti contro questa legge ma ne hanno fatto uso e consumo, nominandosi amici e compari. Ecco l’intervista a Calderoli.

Senatore Calderoli, non le è bastato il Porcellum? Ancora ci si mette?

«A parte che Porcellum fu una definizione di Sartori. Io l’ho definita “porcata”. Ma adesso vi racconto come andò».

Siamo tutt’orecchi.

«Fu una legge figlia del ricatto di Casini che voleva il proporzionale stile Prima repubblica. E se non gliel’avessimo dato non avrebbe votato la riforma costituzionale: si trattava della devolution, della riduzione di oltre il 20% dei parlamentari. Cedemmo al ricatto. Peccato che poi la legge fu stravolta – perché era un’ottima legge – e proprio Casini ne rimase fregato».

Ottima legge?

«Vi spiego. Avevo messo una soglia per il premio di maggioranza al 40%. Sapete chi tolse la soglia? Berlusconi. Perché voleva il premio a tutti i costi».

E le liste bloccate?

«Non c’erano. Le volle Fini perché diceva che prendeva soprattutto voti al Sud e non si fidava delle preferenze».

Fini?! Quello che ora si straccia le vesti?

«Non aveva neanche tutti i torti. Ma fu proprio lui. Un’altra cosa: sapete perché non ci fu il premio di maggioranza su base nazionale al Senato? Perché il presidente Ciampi disse che il premio doveva essere su base regionale. Chiesi appuntamento al Quirinale per spiegare come superare il problema. E lui neanche mi ricevette perché non avevo la delega. Se Prodi non ebbe la maggioranza al Senato, e cadde nel 2008, lo deve soprattutto a Ciampi».

La sinistra in tutto questo non c’entra?

«Nel 2006, con Prodi premier, d’accordo con Napolitano proposi una legge di sei righe che cancellava il Porcellum e riportava al Mattarellum. Non ci fu verso, rimase per mesi in commissione. Poi ho fatto altre otto o nove proposte. Nessuna accolta. Ma ne racconto un’altra: pochi mesi fa, ai margini di un incontro pubblico, Prodi ha contestato a Bersani la mancata riforma del Porcellum».

E Bersani che ha detto?

«Che non l’ha potuto riformare perché Rifondazione comunista non era d’accordo. Ma che cosa c’entra? Avrebbe avuto i voti della Lega, e lo sapeva: Rifondazione non gli serviva».

Voleva evitare attriti.

«Ma se avevano attriti tutti i giorni? Sul lavoro, sulle missioni internazionali… La verità è un’altra, e cioè che, siccome sono trascorsi sette anni dall’approvazione del Porcellum, ed è ancora lì, ne deduco che di estimatori ne ha molti più di quanti si pensi».

Infatti anche stavolta…

«Infatti. Ma adesso vi spiego. Nel 2006 Prodi arrivò al 49%. Nel 2008 Berlusconi arrivò al 47%. Che poi col premio raggiungessero il 55% dei seggi era normale. Il Pd vuole arrivarci col 30%. Cioè vuole raddoppiare i parlamentari. Vuole governare senza voti. Il problema vero, oggi, non è il Porcellum: è che i partiti non li vota più nessuno!».

Quindi il Pd vuole tenerselo il Porcellum.

«Certo. Dice: alla Camera sono a posto. Al Senato i voti non li avrò mai, ma andrò a chiederli a Berlusconi. Del resto anche lui ha interesse che vinca Bersani. Contano di mettersi d’accordo. Piuttosto che Grillo o l’ingovernabilità… E a Monti hanno promesso il Quirinale».

Però i centristi…

«Questo schema non va bene a quelli che ambiscono a qualche presidenza. Diciamo che non va bene a Casini, che spera di fare una legge che imporrà un Monti bis. E così per lui si spalancano le porte del Quirinale. E non va bene anche a qualcun altro che adesso è in difficoltà e magari potrebbe strappare una presidenza della Camera o del Senato».

Fini?

«Può darsi».

Che scenario allucinante.

«Ma c’è un ma. Io ho la netta impressione che, se non ci sarà una nuova legge elettorale, Napolitano interverrà con un messaggio piuttosto energico per ricordare che è perlomeno scorretto non fissare una soglia oltre la quale si ha diritto al premio di maggioranza».

Ed è la discussione di questi giorni.

«Esatto. Allora io ho fatto un tentativo di mediazione. Martedì ho proposto un premio in percentuale sui voti raccolti che oggi ho perfezionato. È l’ultimo tentativo, poi non ci sono più i tempi».

E cioè?

«Cioè se tu prendi dal 25 al 30 per cento, ti do il 15% in più sui tuoi seggi, cioè sali al 33-35. Se prendi dal 30 al 35 ti do il 20% in più, cioè vai intorno al 40. Se prendi dal 35 al 40 ti do il 25% per cento in più, cioè ti avvicini al 50%. Se superi il 40, vai al 52. Attenzione, si può fare anche per le coalizioni».

Ci stanno?

«Mi sembravano meno rigidi del solito, ma non lo so».

E l’alternativa qual è?

«La Grecia».