Modificata la legge che prevede i 66 anni di età con 10 di mandato minimo: arriva la pensione contributiva

Una vera e propria beffa. È bastato un codicillo per mandare tutto a gambe all’aria e cancellare la promessa di far piazza pulita dei vitalizi regionali.

Eppure era stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti a vietare il vitalizio ai consiglieri che non ha ancora compiuto 66 anni e speso almeno dieci anni di mandato. Se fosse andata in porto, la riforma sarebbe stata una vera e propria mannaia per la Casta e una boccata d’ossigeno per l’erario pubblico. Tuttavia, il partito delle Regioni ha contrastato il decreto non appena il testo è arrivato in parlamento per la conversione in legge. E così, è bastato inserire una postilla per “salvare” le Regioni che hanno già abolito i vitalizi. Regioni che, a questo punto, potranno sostituire i vitalizi con le pensioni contributive, senza limiti di età e mandato. Insomma, tutto torna come prima.

Il giro di vite contro il super vitalizio – lo stesso che sarebbe toccato a Franco “Er Batman” Fiorito – era stato annunciato agli inizi di ottobre scorso. Sul tavolo di Palazzo Chigi il provvedimento: nessun ex consigliere regionale avrebbe più incassato la pensione senza aver fatto almeno dieci anni di mandato né prima di aver compiuto i 66 anni di età. Appena il decreto legge varato dall’esecutivo è approdato alle Camera, è scattata la resistenza della Casta. Come racconta Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, è bastato inserire alla fine della lettera “m” dell’articolo 2, quello che stabilisce i limiti minimi dei 66 anni di età e dei 10 anni di mandato, la frase “Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle Regioni che abbiano abolito i vitalizi”, per snaturare il senso del decreto dal momento che tutte le Regioni hanno già abolito i vitalizi. La furbizia di questa frasetta sta nel fatto che consentirà alle Regioni, che intendono sostituire i vitalizi con le pensioni contributive, di aggirare le regole più rigide del decreto consentendo, come spiega Rizzo sul Corsera, “la corresponsione dell’assegno contributivo magari già a sessant’anni, o forse ancora prima, e con soli cinque anni di mandato anziché dieci”. Non solo. Anche i consiglieri, il cui mandato è in scadenza proprio in queste settimane, potranno andare in pensione prima dei 66 anni di età e con neanche dieci di mandato dal momento che la frasetta inserita alla fine della lettera “m” dell’articolo 2 vanifica la norma che estende sulla carta il tetto anche agli attuali consiglieri che avrebbero già maturato il diritto al vecchio vitalizio e stanno per lasciare l’incarico. Un esempio su tutti? La Regione Lazio i cui consiglieri, grazie al vecchio sistema abolito ancora in vigore per gli attuali eletti, potranno andare in pensione a cinquant’anni. Il Giornale, 16 novembre 2012

…………………Che dire?! Siamo alla frutta, anzi, peggio, allo scuotrere della tovaglia. Gli stessi che in Senato naqscondendosi dietro il voto segreto hanno stabilito che i giornalisti devono andarfe in galera, riuscendo sinanche a provocare l’intervento sbalordito dell’Unione Europea, sono quelli che alla Camera hanno mandato gambe all’aria la fine di un privilegio assurdo, quelo di cui gode ano i consiglieri regionali che avevano diritto a percepire a fine mandato una pensione. Lo hanno ripristinato con un giochetto simile a quello delle tre carte, tipico dei magliari da periferia. g.