Ultima rata Imu, mutui e bolli prosciugano il 90% della mensilità straordinaria. Consumi ridotti ai minimi

Roma Tredicesime all’osso, consumi in calo e risparmi che se ne vanno in tasse. Il secondo e ultimo Natale del governo tecnico non promette nulla di buono.

Non c’è uno dei classici indicatori pre festività che salvi queste ultime settimane dell’anno. La prima brutta notizia di ieri è un calcolo realizzato dall’Adusbef sulle tredicesime, che sono in calo ancora una volta.

Il monte delle gratifiche, stima l’associazione consumeristica, passa da 35 miliardi a 34,5. meno 1,4%. Il problema è che quello che resta dell’assegno di dicembre, difficilmente potrà essere utilizzato per i regali. Il 90,7% della tredicesima (31,3 miliardi) secondo l’associazione sarà mangiato da Imu, l’imposta introdotta dal governo di Mario Monti, dalle altre tasse, dai mutui e dai bolli. Sotto l’albero (o magari nel conto in banca, per chi aveva già messo in conto un Natale sobrio) resta un 9,3% della gratifica. «Perlomeno il governo eviti almeno l’Iva», ha commentato l’Adusbef. Richiesta impossibile da realizzare. La legge di stabilità ha salvato per il momento l’aliquota agevolata che resterà al 10%, ma quella ordinaria, che si applica alla maggioranza di beni e servizi, aumenterà al 22%. In ogni caso solo da luglio. Quindi, almeno da questo punto di vista, le feste sono salve.
Un problema di sostanza, ma anche psicologico. I consumatori sono pessimisti, ha certificato ieri Confcommercio. Quasi sette italiani su dieci, infatti, ritengono che il Natale 2012 risentirà fortemente della grave crisi economica in atto. E la quota di quelli che non faranno regali, quest’anno crescerà dall’11,8% del 2011 al 13,7%. Resta comunque elevata, spiegano i commercianti, la quota di italiani che farà regali: l’86,3%. «Sarà un Natale sobrio», ha commentato il presidente della confederazione, Carlo Sangalli dichiarandosi comunque fiducioso «nella resistenza delle famiglie italiane, che è certamente una grandissima risorsa».

Gli unici consumi che sembrano non risentire della crisi, e questa volta il dato è di Coldiretti, sono i prodotti alimentari nazionali. In alcuni settori, rilancia il Codacons, i cali degli acquisti natalizi raggiungeranno il 20 per cento. Per evitarlo, propone il presidente dell’associazione Carlo Rienzi, si potrebbe istituire il 14 dicembre un «black friday», cioè un giorno di super sconti, come nei paesi anglosassoni.
In realtà, servirebbe una svolta. L’agenda del prossimo esecutivo hanno provato a scriverla ieri a Milano i presidenti di Confindustria e di Confcommercio, accomunati anche dal forte richiamo alla stesura di una nuova legge elettorale. «Spero che il prossimo governo possa governare con una base parlamentare solida e senza i tanti vincoli che purtroppo quello in carica ha avuto», ha detto Giorgio Squinzi. Le priorità? «Eliminare l’abuso di diritto fiscale che rappresenta un cappio al collo per le imprese», ha precisato ricordando che tra le tasse più inique sicuramente c’è l’Irap che contribuisce «a far salire al 50% il carico fiscale che le imprese pagano in Italia».

Il problema, tuttavia, non risiede solo nella difficoltà di realizzare una vera semplificazione della macchina burocratica e un conseguente taglio dei costi della pubblica amministrazione, ma nell’ottenere – di pari passo – un’automatica diminuzione del carico fiscale. «Nella spending review – ricorda il numero uno di Viale dell’Astronomia – Monti ci aveva promesso che l’Iva non sarebbe stata toccata, dopo quattro ore si è rimangiato la parola».
Quella spada di Damocle (l’incremento di un altro punto dal 21 al 22% nel prossimo luglio, ndr) spaventa Sangalli. Occorre che il prossimo governo abbia «consapevolezza che i consumi valgono l’80% del Pil e perciò bisogna derubricare anche l’aumento dell’Iva, una doccia gelata sui consumi». Proprio nel momento in cui dovrebbe iniziare la ripresa. Il Giornale, 25 novembre 2012