Da oggi Alessandro Sallusti non è più libero. Chi ha avuto voglia di leggere le nostre cronache conosce alla perfezione la vicenda.

E si sarà formato un giudizio.

Noi abbiamo un solo obbligo ed è nei confronti dei nostri lettori. Il Giornale, il suo direttore responsabile, i suoi redattori sono rimasti feriti da questa vicenda, ma sono e continueranno a essere liberi nell’esercizio dell’unico patrimonio di cui dispongono: la testa e la penna. Non abbiamo intenzione di fare le vittime. Ogni giorno la giustizia, così si chiama, commette errori e talvolta violenze. Mentre noi scriviamo lo Stato italiano tortura decine di migliaia di detenuti (gran parte in attesa di giudizio) in condizioni carcerarie da terzo mondo. Noi abbiamo la fortuna di avere un alleato.

I lettori. Che ogni mattina ci danno la loro fiducia. Senza di voi le battaglie di libertà del Giornale sarebbero un esercizio per virtuosi. Molti di voi sanno che le sfide giuste spesso non coincidono con quelle dei chiassosi luoghi comuni. Siamo stati abituati a un direttore gambizzato nell’indifferenza generale, anzi tra i brindisi dei buoni borghesi e dei giornaloni che contano. Cosa volete che siano quattordici mesi di reclusione. Nicola Porro, Vice direttore de Il Giornale, 1° dicembre 2012

…….E così si è consumata nell’indifferenza del capo dello stato, l’ex comunista Napolitano, del capo del governo, l’incomopente per eccellenza Monti, del ministro della giustizia, la convegnista Severino, del Parlamento – Camera e Senato – i cui presidenti sono sono assillati dal cosa fare dopo il prosismo aprile, dei partiti, che blarterano da mane a sera di diritti umani e non sanno cosa siano, degli intellettuali che si riempiono la bocca di belle parole sulla democrazia ma all’atto pratico se ne infischiano della sua violazione,  e poi, della classe dirigente del centrodestra, che tutta presa dal salvare il proprio culo a rischio tra poche settimane non alza nemmno un occhio di fronte alla violenza che si sta compiendo ai danni di uno dei suoi militanti, cioè Sallusti. E’ questa forse la delusione più forte che si prova dinanzi alla traduzione – come un pericoloso criminale di “cosa nostra” – del direttore del Giornale portato di peso – virtualmente – via dalla sede del giornale per essere rinchiuso nella sua abitazione dove non può avere contatti con nessuno perchè altrimenti può ordinare chissà quali delitti. L’Italia come la Corea del Nord, o come l’Unione Sovietica ante 1989, o, peggio come la Germania dell’Est così ,come descritta dal film Le vite  degli altri che ebbe nel 2006 l’Oscar. Dopo una settantina d’anni in cui la libertà di stampa, di parola, di opinione,  sono state indicate come la conquista più importate e non revocabile del pop,lo italiano, un giornalista viene privato della libertà personale  neppure per aver espresso una opinione ma solo per non aver controllato quella di un altro. No! L’Italia non è come la Corea del Nord, è peggio. g.