A febbraio rischiamo di trovarci anche 20 simboli da poter votare. L’elenco completo, dai “tradizionali” ai neonati Fermare il declino, Centrodestra Nazionale, movimento Arancione

elezioni,lista montiIn attesa che  il supoer incompetente economico Mario Monti dica che cosa vorrà fare da grande, e quindi se e come scendere in campo e con che lista e tutti gli annessi e connessi, il panorama delle prossime elezioni politiche di febbraio non è certo monotono, anzi. Rischiamo di trovarci sulla scheda fino a una ventina di simboli, tra i vecchi e i neonati o, comunque, quelli non presenti nel 2008. Una lenzuolata, insomma. Nel migliore italian style.

E’ Il Giornale, servendosi di un’infografica riassuntiva, a stilare le (per ora) potenziali liste. Per leggere l’elenco, c’è da prendere fiato prima. Abbiamo infatti 15 liste “reduci della seconda Repubblica”, più 3 “battitori liberi” e, infine, l’area centrista che dovrebbe essere sotto il cappello di Monti. Pronti, via.I 15 “reduci della seconda Repubblica” sono: Pdl, Lega, La Destra, Grande Sud, Udc, Pd, Idv, Api, lista Bonino, Mpa, Sel, Federazione della Sinistra, Psi, Verdi, Fli. Quindi, un mix di partiti tradizionali e di “new entry” di formazioni non presenti nel 2008, come appunto il Grande Sud di Micciché o Fli di Fini e suoi reduci dello strappo con Berlusconi.

I 3 “battitori liberi” sono i neonati Centrodestra Nazionale, by Ignazio La Russa, e movimento Arancione, by Giggino De Magistris e altri soggetti, compreso forse l’ “uomo da Guatemala city”  Antonio Ingroia. E, naturalmente, il Cinquestelle di Beppe Grillo, al netto delle epurazioni.

Infine, l’area centrista, ad oggi composta da una lista facente capo a Montezemolo, da Fermare il declino di Oscar Giannino e dal prodotto che risulterà dall’area cattolica che sposa l’agenda Monti e che ha, tra le teste di serie, il ministro Riccardi e Andrea Olivero, che ha lasciato la presidenza delle Acli per appunto impegnarsi a tempo pieno in questa avventura politica.

Tutto qui? Temiamo di no. Alla faccia del bipolarismo a cui la seconda Repubblica voleva puntare. Stiamo andando, invece, verso una terza Repubblica iper frammentata e con una legge elettorale che tutti vogliono cambiare e nessuno cambia e che, facilmente, promette poca governabilità. Rebus sic stantibus, viene spontaneo dire: aridatece la prima….. Repubblica. Fonte Virgilio.it, 20 dicembre 2012