Di Monti è ormai inutile parlare, perchè come scrive Sallusti la sua “avventura”  in politica è finita prima ancora di incominciare, ed è finita tra i lazzi e gli scherni di chi gli ha fatto le pulci,  anzi le pulci le hanno fatte alle sue dichiarazioni che erano rilasciate quasi fossero altrettanti vangeli mentre si sono rivelate altrettante bugie, infarcite di retromarcie e correzioni che quelle di Berlusconi, pure maestro in questo campo, sono risultate acqua cristallina. Confermato ciò dall’avvenuta sottoscrizione, questa notte,  di un nuovo patto di alleanza tra lo stesso Berlusconi e la Lega, che Berlusconi non ha mai messo in dubbio,  forte del buon senso che presiede alle cose degli uomini specie in politica. Cosicchè mentre Maroni sarà candidato del centrodestra in Lombardia, sulle schede elettorali del 24 febbraio ricomparirà l’alleanza storica del centrodestra, quella che vinse nel 2001, sfiorò la vittoria nel 2006, vinse di nuovo nel 2008, prima di sfaldarsi sugli scogli del governo tecnico nel 2011. La notizia, pur attesa e temuta, ha rivoluzionato in poche ore il mercato elettorale che già ieri, ad opera dei sondaggi di Mennahaimer aveva subito un duro richiamo alla realtà dei numeri che davano il PD avanti, seguito a una decina di punti di distacco dal  PDL (senza Lega), poi   da Grillo, però in caduta libera e infine, quarto e ultimo, il centrino di Monti con Fini e Casini. Infatti il ritrovato accordo con la Lega, cui si aggiungeranno gli accordi con le fomazioni kinori del centrodestra, fanno scattare in avanti i numeri del centrodestra che tocca ora il 30% delle intenzioni di voto. Molto, poco? Molto se si considera che due settimane fa il PDL era dato in stato comatoso, poco se si considera la punta raggiunta dal PD. Ma il cammino è ancora lungo,e foriero  di sorprese, come dimostra la durezza dell’attacco portato da Vendola che ha definito “horror” il ritorno in campo di una coalizione di centrodestra con due punte  ben addestrate e una delle due – Berlusconi – in posizione di comando politico  della coalizione e in secondo piano, come tanti asupicavano,   sul terreno della premiership  ruolo in cui, se il centro destra vincesse, si cimenterebbe Alfano. E’ una buona mossa? Forse. E’ certo che il ritorno in campo di Berlusconi prima, e poi il ritrovato accordo con la Lega, apre scenari inediti nel quadro politico attuale che sembrava essersi cristallizzato intorno al PD e alla “salita” in politica di Monti. E’ evidente che la prima operazione che il centrodestra metterà in campo sarà quella di recuperare il voto non tanto degli indecisi, quanto dei delusi che sono milioni di elettori. Siamo, lasciateci dire, milioni gli elettori  rimasti delusi dal PDL e dal centrodestra, pur continuando a riconoscersi nell’uno e nell’altro. Milioni di elettori che abbiamo guardato con fastidio e poi con rabbia  alla lenta decomposizione della larga maggioranza eletta nel 2008 che aveva i numeri, alla Camera e al Senato, per realizzare il programma elettorale e in questo ambito le riforme costituzionali e istituzionali che il nostro sistema richiede da tempo, denunciate sin dai tempi delle bicamerali, ben tre, l’una presieduta dal liberale Bozzi, la seconda presieduta del dc De Mita, la terza presieduta del postcomunsta D’Alema, tutte affogate nell’acqua putrida degli interessi  di partito, ora dell’uno,  ora dell’altro. La decomposizone della maggioranza con la defezione di Fini da una parte, e gli erorri metodologici e non solo dello stesso Berlusconi, hanno compromesso la tenuta del governo che, sull’onda della crisi finanziaria mondiale, ingiustamente  e falsamente attribuita, per l’Italia, al governo Berlusconi, hanno determinato sul finire del 2011 la crisi di governo che è sfociata nel governo tecnico di Monti. Errore gravissimo e imperdonabile che noi, milioni di elettori, non abbiamo nè compreso nè accettato. Nelle democrazie liberali i governi li elegge il popolo,  non certo le    camarille di palazzo quali quelle che hanno issato Monti prima al Senato, una specie di pagamento anticipato che sa tanto di truffa, e poi a Palazzo Chigi. La scelta del PDL di accettare il rinvio del confronto elettorale e poi sostenere il governo Monti in  una atipica maggioranza è stata subita da milioni di elettori che non l’hanno digerita e si sono sentiti estranei   non solo a quella scelta ma anche allo stesso PDL, crollato nei sondaggi a minimi storici con la perdita di ben 25 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2008. Ritorneranno questi milioni di elettori e ridaranno il loro consenso al PDL? Si sa che chi si sente o  si vede tradito, difficilmente restituisce fiducia a chi l’ha perduta. Ma quale prospettiva c’è dietro l’angolo? Consentire al PD di stravincere alla Camera grazie alla tanto odiata ( a parole) legge elettorale e di vincere anche al Senato, cosicchè da avere le mani libere per continuare nella politica tassaiola di Monti? Oppure  favorire le manovre di Casini che usando Monti come grimaldello tenta di divenire – con i suoi probabili 15 senatori – ago della bilancia in Senato e di lì chiedere al PD la sua elezione al Quirinale, abbandonando,  al loro destino, oltre che Monti,  i valori etici, le famiglie e quant’altro egli sbandiera come suoi obiettivi irrinunciabili? Oppure rendere ingovernabile il Paese, offrendolo  quale preda alle Banche e agli investitori stranieri? Nessuna di queste tre opzioni possono  essere condivise dal popolo di centrodestra che farà, noi pensiamo, speriamo, vorremmo, di necessità virtù e sia pure turandosi il naso, alla Montanelli che ce lo insegnò,  sceglierà di votare lì dove lo porta il cuore, da sempre, a destra. Noi faremo così! g.