IL REDDITOMETRO DEL DOTTOR STRANAMORE, di Piero Ostellino
Pubblicato il 8 gennaio, 2013 in Economia, Politica | Nessun commento »
S e non servirà al Fisco per scovare redditi non denunciati, il nuovo redditometro pare, comunque, utile a far capire agli italiani da chi siamo amministrati e governati. Chi le paga ora sa che le sue tasse servono (anche) a mantenere una burocrazia che della propria funzione ha un’idea feudale. La democrazia liberale si sostanzia (anche) nella «società dei consumi». Ma la società che vuole chi governa è composta da famiglie che: vivono in case popolari; mangiano poco e male; comprano un capo d’abbigliamento ogni venti, trent’anni; viaggiano su un fac-simile della Trabant (l’auto dell’ex Germania comunista). Il redditometro, infatti, insegna che: a) la nostra burocrazia non è quella della «società dei consumi», ma è (ancora) quella del regime economicamente autarchico e politicamente autoritario sconfitto nel ‘45; b) il regime ideale di chi governa è una via di mezzo fra autoritarismo e totalitarismo. Sotto il profilo amministrativo, i burocrati che hanno pensato e redatto il redditometro offrono di sé ? spiace dirlo ? l’immagine di una di queste tre tipologie (se non di tutte e tre assieme): 1) sono dei «dottor Stranamore», paranoidi e mitomani; 2) sono ex poliziotti dell’Ovra (la polizia politica fascista) che non si sono accorti che «credono, ubbidiscono, combattono», come facevano sotto il Duce, ora contro la democrazia liberale e il benessere ; 3) sono ex funzionari della Stasi (la polizia politica della defunta Germania comunista), prestati a Monti, per riconoscenza, dalla signora Merkel, che non sapeva come impiegarli nella ricca Germania democratica. Leggere per credere. Nel redditometro sono finiti: le spese per mangiare, abitare, vestirsi, per le bollette di luce e gas, per il veterinario ? se si ha un animale domestico, anch’esso catalogato come simbolo di ricchezza ? per la riparazione degli elettrodomestici; per la biancheria ? l’italiano che paga le tasse dovrà cambiare le mutande solo una volta al mese per non incorrere nel sospetto di evasione? ? le pentole, le borse, il barbiere, il parrucchiere, i giornali e le riviste, l’abbonamento alla pay-tv, le piante e i fiori. Per la burocrazia e chi ci governa, l’italiano che legge fa evidentemente correre loro il rischio di comportarsi da cittadino, invece che da suddito…Le voci di spesa sono oltre cento; 55 le tipologie familiari. Il Fisco monitorerà le spese che dovrebbe sostenere una delle famiglie tipo. Non si tiene conto che quelle spese potrebbero essere pagate con i risparmi accumulati o dagli aiuti, nel caso dei figli, dei genitori. Spetta, inoltre, al contribuente provare di non essere un evasore. L’inversione dell’onere della prova ributta l’Italia ai primordi del Diritto. Che dire? La morale, culturale e politica, che se ne può trarre è semplice: con l’instaurazione dello Stato di polizia fiscale ? che, in realtà, indagando sugli stili delle persone, entra nelle loro vite ? l’Italia è scivolata nello Stato di polizia tipico dei totalitarismi del XX secolo. Ministro dell’Economia Vittorio Grilli, prima di firmare questa sconcezza, non sarebbe stato meglio pensarci su? Presidente del Consiglio Mario Monti, questa Italia pauperista e illiberale nella quale vuole farci vivere sarebbe il Paese che ha recuperato credibilità internazionale? Andiamo. Piero Ostellino, Il Corriere della Sera, 7 gennaio 2013
.……………..Questo articolo di Piero Ostellino, liberale al di sopra di ogni sospetto, è stato pubblicato dal Corriere della Sera e la sua lettura ha fatto andare in til il direttore della Agenzia delle Entrate, quel tal Beferqa che guadagna 650 mila eruo l’anno,l qualciodsa ccome 50 mila euro al mese più tredicesima, quanto non ne guadagnja neppure il presidnete degli Stati Uniti che si ferma ad “appena” 300 mila dollari, più o meno 250 mila euro all’anno. Ebbene i, signor Befera, con una lunga lettera oggi pubblicata dal Corriere, irride e deride con toni sarcastici e al limite dell’unsulto a Piero Ostellino a cui manca poco che dica che non capisce un c…o. Tanto che il direttore del Corriere che ha commentato la lettera di Befera, che si è lamentato per non essere stato paragonatgo alle SS naziste, con queste parole: Caro Befera, il Corriere e Ostellino rispettano il suo lavoro. Lei è stato difeso da questo giornale in più di una occasione. Le critiche, anche dure, in democrazia sono legittime. Se il tasso di suscettibilità che traspare dalla sua lunga lettera è misura della serenità e dell’equilibrio con cui l’Agenzia che autorevolmente presiede opera sul territorio e dialoga con i contribuenti, c’è di che preoccuparsi. (f. de b.). Se sinache il modertatissimo de Bortoli arriva a dirsi preoccupato della mancanza di serenità e di equilibrio del direttore Befera e dei suoi collaboratori, cosa debbono temere i semplici contribuenti italiani dalle diavolorie da stato di polizia inventate da Befera che, tra l’altro, è un controllore che non si sa da chi sia controllato. g.