SGOMINATO IL CLAN SANTORO, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 12 gennaio, 2013 in Politica | Nessun commento »
Di ritorno dagli esclusivi alberghi delle Maldive, Michele Santoro si immerge nelle povertà italiane con Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna a fare da vallette e belle statuine felici di recitare la parte a memoria manco fossero alla recita scolastica.
Molti di voi hanno visto, quindi risparmio i dettagli. Stiamo sul succo. Da una parte Michele Santoro e ciò che rappresenta, cioè quei rivoluzionari a parole inchiodati, un po’ per necessità un po’ per convinzione, al peggior conservatorismo. Dall’altra Silvio Berlusconi, un presunto conservatore che ha la rivoluzione nel sangue e che vorrebbe rivoltare l’Italia, e forse il mondo, come un calzino. Uno, Berlusconi, a spiegare perché e come cambiare la Costituzione per rendere finalmente governabile questo Paese. Gli altri, in primis Travaglio, a rivangare le solite ragazze del Bunga Bunga e rinfacciare un sostegno a Monti da loro stessi auspicato, implorato e benedetto all’epoca dei fatti.
Perché, se la memoria non mi inganna, a tentare di scongiurare l’insediamento di Monti con sostegno bipartisan, non furono Santoro né Travaglio, ma solo i giornali di centrodestra. Saremo anche un po’ così così, come sostengono i soloni, ma ci era evidente che si trattava di un trappolone per liberarsi di Berlusconi e del centrodestra in modo definitivo.
Berlusconi ieri sera aveva già vinto ancora prima di entrare in studio, fosse solo per l’attesa suscitata nel pubblico. Una volta nell’arena si è dimostrato che non poteva esserci partita. Persino Travaglio ha fatto la figura dello scolaretto impreparato. Non è questione di pagelle. È che la demagogia della banda Santoro, punta di diamante dell’antiberlusconismo militante, si è dissolta al cospetto di Berlusconi. Il quale avrà anche le sue colpe, ma non teme il confronto e parla alla gente invece che ai giornalisti.
Se la speranza di qualcuno era di veder dare il ko al Cavaliere, l’operazione è fallita, anzi credo nell’effetto contrario. Ma l’unica volta che Santoro è uscito dal suo programma con le ossa rotte è anche la prima che vince davvero, perché dopo tanto giornalismo-fiction finalmente ha provato l’ebbrezza di giocare una partita non truccata in partenza. Il Giornale, 12 gennaio 2013