COSA DICONO I SONDAGGI ( A UNA SETTIMANA DAL VOTO), di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 17 febbraio, 2013 in Politica | Nessun commento »
Sette giorni e si vota, ripristinando così la democrazia sospesa oltre un anno fa dalla sciagurata scelta di Napolitano di affidare la guida del Paese a un governo tecnico.

I risultati sono sotto gli occhi, e sulla pelle, di tutti: la situazione di famiglie e imprese è peggiorata. Eppure Napolitano insiste, come tutti i comunisti non ammette gli errori. E siccome Obama sa a mala pena dove sta l’Italia sul mappamondo, il nostro presidente gli ha spacciato per vera la favola di Monti salvatore della patria. Quello ha annuito per dovere di ospitalità e noi ora dovremmo berci che l’America vota Monti. Ma per favore. Neppure gli italiani, stando ai sondaggi, vogliono votarlo. Figuriamoci gli americani.
Comunque, a una settimana dal voto, la situazione sta più o meno così. Al Nord l’asse Pdl-Lega tiene bene, troppo bene, tanto che la solita procura sta pensando di giocarsi l’asso della disperazione. L’obiettivo è Roberto Maroni, candidato governatore della Lombardia. Il mezzo è Orsi, ormai ex presidente di Finmeccanica arrestato con un tempismo sospetto. La speranza è che il galeotto, a disagio in cella, accetti di confermare il teorema che lo vuole uomo organico alla Lega. Quindi, se nelle prossime ore leggerete il titolo «Avviso di garanzia per Maroni», sappiamo tutti di cosa si sta parlando.
Monti, come detto, è messo non male, malissimo. I suoi due soci, Casini e Fini, insieme valgono più o meno come il partito di Storace (il cognato di Tulliani rischia di non entrare in Parlamento). Ma lo stesso Monti sta scivolando sotto soglie che mettono a rischio di mancata elezione la sua pattuglia di senatori. È un pesce fuor d’acqua che si agita e scommetto che in settimana passerà dagli insulti ai fatti, svelando chissà quale presunta porcheria dei suoi avversari.
Bersani è come lo vedete. Paralizzato. Nelle rilevazioni l’encefalogramma del partito è piatto e non c’è verso di rianimarlo. Berlusconi parla di sorpasso avvenuto. Non posso confermare – la legge me lo impedisce -, ma in coscienza non me la sento di smentire. Posso solo aggiungere che Ingroia, sull’ala sinistra, piace più di Vendola, e questo complica di molto le cose in casa Pd. Un segnale in questo senso è proprio lo spot a Monti del compagno presidente Napolitano, che i sondaggi li conosce bene: o Monti cresce o, stando ai fatti, il vecchio presidente non riesce neppure stavolta, per fortuna l’ultima, a insediare a Palazzo Chigi un premier di sinistra.
E veniamo a Grillo, il presunto trionfatore. I vecchi politicanti arricciano il naso e ricordano un proverbio: piazze piene, urne vuote. I suoi avversari lo temono, ma lo stesso Grillo non si fida e, tradendo (buon ultimo) un giuramento, si concede da oggi alla tanto disprezzata televisione. Un motivo ci sarà, ed è che anche lui legge i sondaggi e vede che qualcosa non torna.
Partita aperta, quindi. E in sette giorni possono ancora cambiare tante cose. Come dice Mentana aprendo ogni suo tg: c’è fibrillazione alle stelle nel mondo della politica, ne vedremo delle belle. Alessandro Sallusti, 17 febbraio 2013
..…..Quando si tifa, il tifoso è sempre pronto a credere ciò che più gli piace. Sallusti non è un tifoso qualsiasi, è un giornalista in gamba, un uomo d’onore (ma non è siciliano!), non racconta frottole, quantomeno ne racconta meno di altri. Per non incorrere nei rigori della legge che per lui sarebbe rigorosissima, non svela i sondaggi elettorali che da una settimana sono proibiti per legge ma solo sulla stampa, perchè in internet circolano tranquillamente, ma di certo li conosce per via della posizione che si ritrova. Possiamo immaginare che i sondagg cui si riferisce Sallusti continuano a non delinerare con certezza un vincitore, ma forse delinea tanti perdenti, in primo luogo gli elettori, quanto mai frastornati e per molti versi indifferenti, anche per via del periodo che non è tra i migliori per una campagna elettorale vecchio stile. Questa volta di vecchio c’è solo la legge elettorale che fa storcere il muso a tanti, salvo ai “predestinati”, quelli cioè che per misteriose (!?) ragioni occupano in ciascuna lista i posti in alto garantendosi la elezione e che sono guardati con gelosa cattiveria da quelli che stanno indietro, chiamati a far tappezzeria, a riempire i buchi di un sistema elettorale che affida agli elettori solo il compito di mettere una corce su uno delle centinaia di simboli elettorali, ma vieta loro di votare il candidato di proprio gradimento e da cui vorrebbero essere rappresentati. Così stando le cose, come è stato argurtamente osservato da qualcuno, la prossima volta invece di mandare una cinquantina di milioni di persone nei seggi, basterà mandarvi qualche migliaio di “sondaggiati”, anzi non mandarli affato, e assegnare le percentuali a ciascun partito e quindi il numero dei seggi sulla scorta delle rilevazioni effettuate via telefono o altre più moderne diavolerie elettroniche. g.