Non voglio vivere in un Paese dove un leader politico chiama i carabinieri per buttare fuori da una manifestazione pubblica i giornalisti.
È accaduto ieri al comizio finale di Beppe Grillo. E non difendo i giornalisti, ma i loro lettori, di qualsiasi orientamento, che hanno il diritto di essere informati. Non voglio vivere in un Paese dove l’indicazione di voto dei Carc (gli estremisti sostenitori dei brigatisti e della lotta armata) è per un partito, il Cinquestelle, che si candida a governarci. Anche per questo è necessario uscire dall’impazzimento di una campagna elettorale violenta e carica d’odio contro noi moderati. E ritrovare in queste ultime ore prima del voto lucidità e buon senso. Facciamolo per noi, per gli interessi nostri, del nostro lavoro e dei nostri figli. Al diavolo risentimenti e moralismi. Non mi interessa premiare Berlusconi, Maroni o chi per loro. Ma so per certo che solo le politiche di Berlusconi e Maroni potranno provare a risolvere i miei problemi e a rispettare i miei princìpi. Non me ne può fregare di meno della loro vita privata o dei malandrini che si erano infiltrati nei loro partiti. Qui c’è in gioco la nostra vita, privata e professionale. E allora non si può scherzare o farsi abbagliare da comici, cantanti, attori, improvvisati santoni del bene comune o professori arroganti. La questione è semplice, ed è come noi immaginiamo il futuro – oltre che del mondo – anche della nostra famiglia e del nostro lavoro. Qui a fianco abbiamo riassunto la proposta che ci fanno gli amici del centrodestra. È incompleta, ma l’essenziale c’è. Meno tasse, meno Stato, più solidarietà e libertà personali e d’impresa, più sicurezza. Qualcun altro ci offre di più? Baratteremmo tutto questo per il gusto di vedere qualche cialtrone rimanere a casa? La mia risposta in entrambi i casi è: no, sugli uomini si può discutere e arricciare il naso, sui princìpi fondamentali non si deroga.
Per questo mi appello a chi, pur pensando da liberale, ha ancora qualche dubbio se, o come, votare domani e dopo. Bene. Grillo è un neofascista violento che ci vuole indottrinare facendo leva sulle debolezze del sistema. Monti, bene che andrà, dal basso del suo risultato potrà solo fare da stampella, insieme con Fini, ai post-comunisti di Bersani. Che ci piaccia o no, per continuare a sperare e non essere travolti, ci resta il vecchio ma non ancora domo centrodestra. Diamogli fiducia, non ce ne pentiremo. Buon voto a tutti. Alessamdro Sallusti, Il Giornale, 23 febbraio 2013
.…………….Pensavamo di scrivere qualcosa di nostro a proposito del voto di domani. Ce ne toglie l’incomodo Alessandro Sallusti con questo suo editoriale di cui ci piace oltre che il merito, il titolo. Ultima spiaggia, appunto. Perchè siamo davvero all’ultima spiaggia, le cui ragioni non le declina Sallusti ma sono individuabili negli editoriali di Galli Della Loggia, di Valerio Lo Prete, di Giacomo Amadori, pubblicati stamattina dal Corriere della Sera, dal Foglio e da Panorama on-line e che noi abbiamo ripreso, nei quali qualsiasi attento lettore può trovare i mille motivi per cui milioni di elettori, di qualsiasi tendenza, o sono tentati di non votare o alzano gli occhi verso il fenomeno del grillismo pur consapevoli che un voto a Grillo non è un rimedio ma una scorciatoia verso l’abisso, nella speranza, però, che nell’abisso, prima degli elettori e dell’Italia, ci finiscano quelli che da anni e anni ci malgovernano, sopratutto ci ignorano, ignorano i diritti del cittadini, ignorano le loro speranze, ignorano le loro attese, ignorano le loro necessità, pur, tutti, mettendo “al centro” di tutto il cittadino., ipocritamente consapevoli di dire il falso. In verità al centro (del potere e del malaffare) ci sono loro, le caste, politiche, sindacali, giudiziarie, professionali, giornalistiche, e lobbistiche, dalle industrie farmaceutiche a quelle assicurative, passando per la mamma di tutte le lobby, cioè quella bancaria, mentre i cittadini, gli elettori, di fatto sono estranei nella vita del Paese, trattati come muli da soma, peggio, come asini, da usare e poi scorticare, estromessi da ogni decisione, salvo quella, quando capita, di votare senza neppure poter scegliere chi debba o possa meglio rappresentarli. In questo quadro così maledettamente squallido, è ovvio che siano in tanti a manifestare il proprio scetticismo, la propria voglia di estraniarsi: se la vedano loro, quelli che sono attaccati alla poltrona e non la lasciano neppure con le cannonate, e ci lascino in pace. Pare di risentire i romani alla fine della seconda guerra mondiale quando dinanzi alle macerie gridavano: andatavene tutti, lasciateci piangere da soli. Questo lo scenario drammatico creato dai partiti, tutti, senza distinzione di sorta. E dinanzi a questo scenario, escluso di poter dare il voto al rimedio che è peggiore del male, cioè al grillismo, non ci resta che o disertare le urne o votare per il male minore, che, per quel che ci riguarda, è votare per il centrodestra. Il quale, sia detto con chiarezza e fermezza, ha tante colpe e tante promesse mancate, non mantenute, la prima delle quali è di dover essere diverso dalla sinistre e non ci pare, che, al di là delle parole, tanto possa dirsi che sia avvenuto. E, però, come potremmo, al di là delle recriminaziomi sul non fatto, passare dall’altra parte seguendo l’onda dei tanti voltagabbana che anche nel nostro piccolo paesello abbondano più delle pietre in campagna? Non ci sentiremmo in pace, non tanto con tanti presuntuosi giudicanti, quanto con l’unica nostra giudice che è la nostra coscienza: e la nostra coscienza ci dice che non si può tradire una scelta di vita. Ci tureremo il naso, alla Montanelli, e voteremo a destra. g.