La smacchiatura si è fermata al primo ciclo. Poi il giaguaro è uscito fuori e ha dato la sua zampata. Così l’imprevedibile Silvio Berlusconi ha sbaragliato i sondaggi e tramortito la sinistra. Ancora una volta un voto storico. Che va rispettato. Il risultato delle urne propone alcuni dati inequivocabili. Il centrodestra, condotto dal Cavaliere, è vivo e solido e, seggio più seggio meno, ieri lo ha certificato. Bersani è stato sconfitto due volte: alle Primarie con Renzi aveva mostrato tutta la sua debolezza, ora non perde, ma la sua è una vittoria di Pirro perché è così risicata che da solo non riuscirà a governare. Flop di Monti che, sarà pure soddisfatto del risultato, ma si è suicidato con l’Imu oltre a non aver salvato l’Italia e a non aver ascoltato con umiltà la gente. Non pervenuti Casini, con un centrino infeltrito, e Fini che scompare, dopo trent’anni, da Montecitorio. La rivoluzione di Ingroia non ha appassionato gli italiani e non perché non ha avuto spazio sui giornali o in tv. Una rivoluzione che riesce a fare però una vittima eccellente: Di Pietro, anche lui fuori dalla Camera. Giannino con Fare ha fatto tutto da solo e non ha superato neanche lo sbarramento. Forse ha perso anche il presidente Napolitano con l’idea del governo tecnico che ha «annullato» il vantaggio che avrebbe avuto la sinistra tredici mesi fa.
Il vero vincitore, quello che ha raccolto il default del sistema politico italiano, è Beppe Grillo che diventa il primo partito alla Camera e che promette di combattere ogni inciucio tra centrodestra e centrosinistra facendo mettere i grillini «dietro ognuno di loro».
Tra vincitori e vinti il rischio per l’Italia è l’ingovernabilità. Servirà un governo di larga solidarietà nazionale, un’alleanza, anche a breve termine con lo scopo preciso di attuare almeno tre cose necessarie e non rinviabili per il Paese. Va cambiata la legge elettorale, va eletto il prossimo presidente della Repubblica, si deve far ripartire lo sviluppo e la crescita. Servono buon senso e una prova di responsabilità. Anche da parte dei grillini. La spallata l’hanno data alla politica, ora bisogna pensare all’Italia. Sarina Biraghi, Il Tempo, 26 febbraio 2013
.……Sottoscriviamo questo commento, pacato quanto equilibrato, , del Direttore de Il Tempo, sui risultati elettorali delle elezioni politiche appena conclusesi. I risultati certificano, al di la ogni sofisma, la ingovernabilità del Paese dopo i 14 mesi del governo tecnico voluto da Napolitano che ne ha determinato il crollo economico sotto il peso della valanga fiscale e il blocco delo sviluppo insieme a quello dei consumi. Le elezioni di ieri non hanno eletto un Parlamento capace di esprimere un governo in grado di affrontare con la forza e l’autorevolezza necessarie i gravi problemi del Paese. E se non si vuole ricorrere ad un nuovo passaggio elettorale che potrebbe provocare un tsunami ancor più travolgente di quello che ha appena visto protagonista assoluto Grillo e i suoi grillini, per una volta, alemno per una volta, le forze maggiori, benchè comunque entrambe ampiamente penalizzate dagli elettori, dovrebbero, debbono!, lavorare insieme. In questo momento, mentre incombe lo spettro di una nuova aggressione alla nostra economia da parte dei mercati e degli speculatori, bisogna mettere da parte ciò che divide per ricercare le ragioni della reciproca consapevolezza dei doveri di ciascuno verso gli elettori. Fuor di metafora, pensiamo che in questo momento, con il Senato di fatto ingovernabile, occorre che le due forse maggiori, il PD e il PDL diano vita ad un governo di emergenza nazionale, di salute pubblica, di grandi intese, o comunque lo si voglia chiamare, che fissi i problemi improcastinabli del Paese, delinei i confini sia programamqtici che temporali di questa intesa, salvi il Paese e poi, solo poi, si potrà tornare alle urne per restituire agli elettori, con una nuova e più ragionata e democratica legge elettorale, la parola con il compito di individuare con certezza il vincitore e lo sconfitto. E’ una strada indubbiamente difficile, in un Paese abituato da sempre a dividersi in brutti e belli, in buoni e cattivi, alti e bassi, ma se davero si vuole il bene del Paese è un sacrificio che va compiuto. Berlusconi che non è lo sconfitto se ne è dichiarato consapevole, dall’altra parte ieri sera è venuto un alt da parte di un portavoce molto prolisso, tal Mogor, si attende ancora che ne parli Bersani. Pensi Bersani che dopo non essere stato il vincitore non è il caso che si trasformi in affossatore di quel che resta di questo Paese. Si può passare alla cronaca per aver fatto per un breve periodo il presidente del consiglio ma si può passare alla storia per aver fatto scelte penalizzanti per se stessi ma lungimiranti per il proprio Paese. g.