Fa testa a testa al Senato, è prima coalizione al Nord, in Campania, Sicilia, Puglia, sotto di un solo punto al Pd alla Camera.

Silvio Berlusconi ha compiuto il miracolo di non consegnare questo Paese alle sinistre e di sbarrare il campo alla setta di Grillo. Noi liberali eravamo stati dati per morti già un anno fa. Hanno provato in tutti i modi a spartirsi il bottino, ma niente. I giochi di salotto alla Montezemolo, abilmente amplificati da giornali e televisioni compiacenti, non hanno ottenuto il risultato sperato. Per governare, questo dicono le elezioni di ieri, bisognerà fare i conti ancora con il nostro mondo, maggioritario nel Paese, sia pure distratto da sirene alla Giannino. Un mondo che politicamente è ancora saldamente nelle mani di Silvio Berlusconi.

Bersani era partito per smacchiare il giaguaro Berlusconi ed è stato smacchiato dal comico Grillo. Il segretario del Pd ha fallito e si appresta ad andare a pettinare le bambole. Renzi se la ride e scalda i motori. Alla Camera, grazie al premio di maggioranza, il Pd ha più deputati, ma al Senato dovrà provare ad allearsi con un nemico. Due le ipotesi. O compera in blocco i grillini, cosa difficile e comunque, stante i numeri, non risolutiva, oppure si dovrà mettere in ginocchio da Berlusconi per tentare un governissimo che faccia qualche cosa di urgente e poi ci riporti al voto.

Questo anche perché l’alleato occulto Mario Monti ha preso una tranvata tecnica bestiale. Tanto che i suoi soci Casini e Fini stanno per fare le valigie e, forse, andranno a lavorare per la prima volta in vita loro. Cosa che dovranno sicuramente fare Ingroia e Di Pietro, che restano fuori dal Parlamento. Questa probabilmente è la notizia più bella della giornata. Vuol dire che il Paese dei «forza magistrati» e dei mafiologi a tempo pieno non esiste fuori dagli studi di Santoro e dai fogli di Travaglio. Volevano ammanettare l’Italia, gli elettori li hanno arrestati come ladri di polli.

Il Pd smonta la gioiosa macchina da guerra. Enrico Letta e soci ripongono negli armadi i vestiti già acquistati per il giuramento da ministri. Ora tocca a Napolitano sbrogliare la matassa. Non mi fido. Vediamo che cosa si inventeranno, ma se Dio vuole, grazie a voi che avete creduto in Berlusconi, a quel tavolo saranno rappresentate con forza anche le nostre ragioni. Nessuno faccia il furbo. E, per iniziare, Monti si dimetta da senatore a vita e Ingroia non torni in magistratura. Lo dico così, tanto per ripartire col piede giusto. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 26 febbraio 2013

……Però..però Sallusti sa anche che i miracoli non si ripetono. La rimonta di Berlusconi è certamente il frutto di una straordinaria ed irripetibile perfomance di Berlusconi che, come nel 2006, da solo, da solo!, ha affrontato la traversata del deserto, ha incrociato la spada con guerrieri di ogni tipo, si è infilato nelle tane dei suoi più acerrimi persecutori e ne ha avuto ragione. Ma la rimonta  che porta scritto innegabilmente e solitariamente  il nome di Berlusconi, diciamolo francamente, certifica anche che il centrodestra, quello che non ha perso ieri l’altro, è il centrodestra targato Berlusconi senza del quale non esiste o diventa,  prima ancora che  elettoralmente  minoritario, quasi evanescente, un “fuoco fatuo” come il celebre romanzo di  Pierre Drieu La Rochelle, il cui protagonista si suicida dopo aver constatato l’inutilità di una esistena mediocre.  Perciò,  prima che sia troppo tardi, bisogna dare vita  ad un partito che sia tale, che sia presente sul territorio, che sia presente sempre e non solo alle scadenze elettorali,  e sopratutto sia di tutti e non chiuso in conventicole cui si è ammessi solo se si è  parte di cerchi più o meno magici. Altrimenti il dopo Berlusconi che prima o poi incomincerà riserverà amare sorprese per tutti. g.