Fumata nera nel primo giorno di Conclave. Era scontata eppure emozione e delusione non sono mancate. Non soltanto per chi, malgrado la pioggia, era in piazza San Pietro a fissare quel comignolo. Anche chi ha seguito in tv sperava di vedere un pennacchio bianco illuminare la notte romana. Basta attesa, il mondo voleva il miracolo. Invece ieri, a un mese esatto dalla rinuncia di Benedetto XVI, con una fumata nera (e poi si sono spente anche tutte le luci di San Pietro) è iniziato il Conclave. Un evento che è riuscito a mettere la sordina al resto delle notizie, seppur importanti, per il nostro Paese. Alla politica sguaiata (protesta Femen compresa) si è preferita la preghiera, la celebrazione, i riti solenni che precedono l’elezione di sua Santità.

«Spondeo, voveo ac iuro», cioè «prometto, mi obbligo e giuro», hanno ripetuto, alcuni con la voce incrinata, i 115 principi della Chiesa. E mentre nuvole minacciose avvolgevano il «Cupolone», i Cardinali con la mano sul Vangelo aggiungevano: «Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli, che tocco con la mia mano». Poi, dopo l’extra omnes, il cigolante portone della Cappella michelangiolesca si è chiuso con un rimbombo inquietante. Per chi stava fuori ma probabilmente anche per chi è rimasto dentro.

Non sarà facile per i Cardinali eleggere il successore di Benedetto XVI, un Pontefice che dovrà riformare la Curia ma anche rimediare a quel deficit di testimonianza da parte della Chiesa su gravi problemi, come la pedofilia. Sarà un Papa dal «cuore generoso» ha auspicato il cardinal Sodano celebrando la messa «pro eligendo Pontifice» ma comunque dovrà dar vita al cambiamento e alla discontinuità che i cattolici si aspettano. Anche se la sua elezione fosse il frutto di un compromesso con la Curia, il prossimo papa dovrà mettere in pratica il Concilio Vaticano II, passando dalle parole ai fatti, proprio in questa fase storica in cui si celebra l’anno della Fede.

Gli elettori porporati, al cospetto del Giudizio Universale del Buonarroti e guidati dallo Spirito Santo sapranno scegliere tra di loro la persona più adeguata a sopportare il peso del ministero petrino, a «governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo con il vigore sia del corpo sia dell’animo». Quelle caratteristiche che l’anziano e stanco Ratzinger aveva umilmente ammesso di non avere più. I Cardinali dovranno trovare una rinnovata forma di unità attorno al nuovo Pontefice che sentirà su di sé tutto in una volta, nell’attimo stesso in cui gli chiederanno se accetta l’incarico, il peso delle decisioni per il resto dei suoi giorni. Lui, eletto dopo un’abdicazione che dovrà convivere con un Pontefice Emerito, potrà piangere nella stanza delle lacrime. I suoi fedeli piangeranno di gioia alla vista della fumata bianca che annuncerà al mondo: «Habemus Papam». Sarina Biraghi,  Il Tempo, 13 marzo 2013