IL GOLPE DI NAPOLITANO, L’ULTIMO RE DI ROMA di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 31 marzo, 2013 in Politica | Nessun commento »
Il presidente Napolitano ha deciso di non decidere. Non un nuovo incarico, non la conferma di quello dato giorni fa a Bersani, non le dimissioni ventilate nelle ultime ore.
Non avremo quindi un nuovo governo, né torneremo a votare. In compenso due commissioni composte da presunti saggi incaricati da Napolitano stesso tenteranno di sbrogliare la matassa. Cioè il nulla assoluto, ben sapendo che in Italia le commissioni si insediano quando si vuole prendere tempo invece che risolvere il problema. Ma non solo. Detto con rispetto, il Quirinale non ce la dice giusta, né tutta. Per questo ci poniamo qualche domanda. 1) Napolitano l’altra sera aveva lasciato intendere che in mancanza di soluzione si sarebbe dimesso per accelerare la nomina del suo successore, non potendo lui sciogliere le Camere in scadenza di mandato. Perché nella notte ha cambiato idea, allontanando così il voto? E con chi si è consigliato? Forse le stesse «entità » che lo spinsero, nel novembre del 2011, al blitz che insediò Monti e il governo dei tecnici pur di sbarrare la strada sia a Berlusconi sia alle elezioni anticipate? 2) Come mai il custode della Costituzione ha fatto una scelta senza precedenti e palesemente incostituzionale come quella di dare il mandato esplorativo a due commissioni? E perché permette a un governo, quello di Monti, di restare in carica e operare senza aver avuto la fiducia del nuovo Parlamento? La cosa non sta in piedi da qualunque parte la si giri.
3) Grillo ha teorizzato che si può governare senza governo (dove non vuole né può entrare) perché basta il Parlamento (dove lui è decisivo). È un caso che questa operazione lo accontenti?
4) Ed è ancora un caso che a trarre enorme vantaggio da questa melina sia solo il Pd, sconfitto prima nelle urne e poi dalla sciagurata scelta di Bersani di escludere il Pdl? La sinistra era infatti con le spalle al muro: o elezioni o accordo con Berlusconi. Napolitano le ha spianato la via d’uscita e concesso il tempo per riorganizzarsi. Più in là saranno eventuali elezioni, più è possibile per il Pd rottamare definitivamente Bersani e schierare Renzi, avversario ben più ostico per il centrodestra.
5 ) Come mai a Bersani non è stato ritirato il mandato esplorativo che gli era stato affidato la scorsa settimana? Strano, no?
6) Sta di fatto che l’amico (di Napolitano) Mario Monti potrà continuare a controllare indisturbato le leve economiche del Paese in mesi complicati e decisivi. Non è che per caso la Germania e le centrali finanziarie e bancarie internazionali, che con Monti si trovano benissimo, abbiano chiesto a qualcuno garanzie in tal senso?
7) Insomma, chi comanda in questo Paese? C’è più che qualcosa di losco in questa operazione. Sa di golpe, di un tentativo per congelare gli inaspettati otto milioni di voti raccolti dal centrodestra e imbrigliare la volontà popolare. Non c’è da fidarsi. Alessandro Sallusti, 31 marzo 2013
……Cosicchè non siamo stati gli unici a sobbalzare sulla sedia nell’ascoltare le decisioni di Napolitano dopo la constatazione che Bersani non aveva i numeri per fare il governo, cioè la nomina di una decina di persone, chiamati enfaticamnete “saggi” con il compito di mettere d’accordo quelli che non si sono messi d’accordo sinora. Peggio è stato apprendere i nomi dei saggi. Brave persone, come una decina di milioni in Italia, uno più, uno meno. I quali dovrebbero mettere su o giù sulla carta ciò che da una decina d’anni non riesce ai partiti di cui tutti o quasi questi cosiddetti saggi sono espressione: una nuova legge lettorale che piaccia a tutti, interventi urgenti in materia economica e per la crescita condivisi tutti, rimodulaziine dell’IMU che piaccia a tutti, etc, etc. Da ridere. Senza tralasciare che tra i cosiddetti saggi incaricati di trovare la “quadra” su questo pò pò di problemi c’è anche il presidente dell’ISTAT, il prof. Giovannini, lo stesso che incaricato di analizzare e confrontare le indennità dei parlamentari di tutta Europa al fine di omologare le indennità dei parlamentari italiani alla media europea, dopo una decina di mesi di indubitabile indefesso lavoro gettò la spugna dichiarandosi incapace di espletare il lavoro non riuscendo a districarsi nella giungla delle indennità parlamentari europee. Ovviamente le indennità dei nostri parlamentari, salvo la ridicola riduzione di 500/600 euro sono rimaste inalterate e, diciamolo, salvaguardate. Per carità. Non dubitiamo che il prof. Guiovannini ce l’avà messa tutta ma il risultato è quello: abbandono. Ora in sette/10 giorni, lui e gli altri, dovebbero riuscire lì dove da anni non si riesce a cavare una ragno dal buco? Barzellette. La verità è che Napolitano ha solo preso e perso tempo. Incoronandosi nuovo e ultimo re di Roma. g.