Nell’arco di due mesi due eventi di portata storica mai accaduti prima: a febbraio un Papa dimissionario e ora un Presidente che succede a se stesso. Ci sarebbe anche il terzo evento: la protesta rabbiosa e antidemocratica dei grillini, in piazza Montecitorio, alla proclamazione, scatenata dal commento «Questo è un golpe», lanciato da Grillo in marcia su Roma.
Napolitano, già il primo ex comunista a salire al Colle, da ieri detiene un altro primato: un Presidente della Repubblica bis. Aveva detto che sarebbe stata una «soluzione pasticciata» la sua permanenza al Quirinale ma alle richieste di Bersani, Berlusconi e Monti non ha potuto dire no. Una soluzione che, già un anno fa, dalle colonne di questo giornale, consideravamo come l’unica possibile perché Re Giorgio oltre che una figura istituzionale di alto profilo, dentro e fuori l’Italia, è un politico capace di tenere insieme il sistema partitico italiano, passato dal bipolarismo al tripolarismo con l’ingresso in campo dei pentastelluti che stentano a trasformarsi da movimento di lotta a movimento di governo. Un mandato che non rientrava nei progetti ma che il «migliorista» ha accettato con generosità, senso di responsabilità, spirito di sacrificio, attaccamento alla cultura democratica per salvare il Paese, per far uscire dal terribile stallo la sua Italia in piena crisi istituzionale ed economica. Napolitano, punto di equilibrio per tutti, salva così anche il Pd, «un» partito che non c’è più e che in tre giorni di elezioni del Presidente ha sacrificato due vittime, Marini e Prodi, e perso il segretario Bersani. Un partito in frantumi che si avvia al congresso e su cui Grillo, candidando Rodotà (preferito anche dal futuro leader della sinistra, ma non grande elettore, Fabrizio Barca) ha lanciato un’opa.
Grande sconfitta è donna Clio. La nostra first lady è sempre stata la più contraria al prolungamento della missione al Colle di Re Giorgio. Dopo sette anni vissuti al massimo voleva «godersi» il marito ed evitargli altre preoccupazioni… Non è mancanza d’amore, gentile donna Clio, ma più di lei è l’Italia ad aver bisogno di suo marito, il Presidente della Repubblica bis Giorgio Napolitano. Sarina Biraghi, 21 aprile 2013, Il tempo.
….. …..Per Giorgio Napolitano non abbiamo mai provato grande simpatia. Per via del suo passato di comunista ortodosso, sin nel midollo, tanto da aver giustificato tra l’altro la invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 e anche quella di Praga del 1968. Però non abbiamo mai dubitato delle sue capacità politiche e del suo sapersi muovere all’interno delle Istituzioni repubblicane, tutte, sino alla più alta, scalate non sempre per via delle sue capacità, talvolta per via del suo sapersi immergere all’occorrenza. Così avvenne nel 2006, all’indomani della vittoria elettorale di Prodi. Non era Napolitano il candidato della allora maggioranza alla Presidenza della Repubblica ma lo era Massimo D’Alema. Vinse Napolitano, eletto dalla sinistra con il voto bianco del centrodestra. Nei sette anni da allora trascorsi non si può negare che Napolitano, a capovolgere i dubbi per via del suo passato, ha dimostrato di essere, pur non rinnegando la sua cultura, un Uomo di Stato, capace di superare le fazioni per essere uomo di unità. Nel corso di questi sette anni non sono mancate ragioni di critiche al suo operato ma mai nessuno ha potuto mettere in dubbio la lealtà dei suoi comportamenti, anche quando ha prodotto scelte non sempre condivise o condivisibili, come nel caso del governo Monti. Ieri però Napolitano si è guadagnato la medaglia di patriota. Ha accettato di essere rieletto alla Presidenza della Repubblica benché la sua età lo avesse indotto a rifiutare con forza tale evenienza quando gli era stata prospettata. Ma dinanzi alla clamorosa sconfitta della politica dei partiti, che annaspava tra squallide faide interne e pur legittime voglie di rivincita, Napolitano ha fatto violenza a se stesso ed ha accettato di essere rieletto, sia per superare lo stallo determinato dalla totale inconsistenza dei partiti, sia per offrire ai partiti una seconda chance per trovare e varare provvedimenti, economici e istituzionali, per tirare fuori l’Italia dalle secche in cui si è impantanata. Se e quanto i partiti sapranno cogliere questa opportunità lo vedremo nei prossimi giorni. Ma oggi non possiamo non dare atto a Napolitano di aver compiuto un vero, grande, straordinario atto d’amore per l’Italia. Grazie, Presidente. g.