L’indicazione di Enrico Letta come possibile nuovo presidente del Consiglio sancisce il carattere politico, non «tecnico» o minimalista del governo che si sta formando per impulso del Quirinale. L’interminabile vacanza di una campagna elettorale rissosa, inconcludente, vuota, incapace di scegliere, potrebbe finalmente concludersi. Abbiamo trascorso mesi da incubo: mentre la politica era prigioniera della sua immobilità, immersa nei suoi temporeggiamenti puerili, la società italiana retrocedeva ogni giorno. La crisi non ha perso tempo, i partiti ne hanno perso sin troppo. Chi nel Pd voleva nascondersi dietro l’indistinto di un governo «tecnico» solo per fingere di aver imparato la brusca lezione impartita da Giorgio Napolitano davanti alle Camere, sarà costretto a ricredersi perché un governo affidato al suo vicesegretario non è un esecutivo incolore cui concedere un credito «obtorto collo». E nel Pdl dovranno dimostrare che la disponibilità a un governo di larghe intese non era solo una trovata propagandistica per mettere in difficoltà un avversario frastornato e drammaticamente diviso al proprio interno, ma un impegno vero, costante nel tempo e non vulnerabile alle incostanze degli umori e dei malumori.
I due partiti maggiori che si accingono a formare un governo presieduto da Letta stanno compiendo un atto coraggioso. Sanno di avere a che fare con l’ansia dei rispettivi elettorati, che vivono talvolta con comprensibile dolore la coabitazione governativa con avversari lontani e ostili. Sanno che per loro questa è l’ultima chiamata. Sanno che non possono fallire. Sanno che dovranno pagare un conto salatissimo, se in tempi brevissimi non sapranno fronteggiare gli effetti di una crisi economica devastante, liberare l’economia italiana dalla morsa di un Fisco insopportabilmente esoso, tutelare con maggior vigore le fasce più deboli della società. Sanno che stavolta nessuno li perdonerà o avrà per loro indulgenza se il Parlamento non avvierà sul serio e nei tempi costituzionalmente più brevi la riforma delle istituzioni, e non solo la legge elettorale da tutti vilipesa ma che nessuno è stato in grado di modificare in un anno e passa di sconcertante paralisi. Sanno che si giocheranno ogni residuo credito se non abbatteranno i costi della politica, dall’abolizione non più rimandabile delle Province fino al drastico ridimensionamento del finanziamento ai partiti. Sanno che non ci saranno tempi supplementari: o si dimostreranno seri, oppure il verdetto dell’opinione pubblica sarà stavolta implacabile.
Per questo il coinvolgimento non svogliato dei partiti, a cominciare da quello del premier Letta, figura interamente politica, può essere un vantaggio e non una pillola amara da ingoiare recalcitranti e malmostosi. Può offrire una motivazione in più a fare le cose urgenti e indispensabili, con convinzione e senza paralizzanti riserve mentali. Un governo vero, dove si vince o si perde. Tutti, senza distinzioni.Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera, 25 aprile 2013
……Ieri sera da Bruno Vespa, Giuliano Ferrara l’ha detto chiaro e tondo: ora non sono più tollerabili giochi o giochini, da parte di tutti, senza eccezioni. Se il governo del Presidente non nasce, l’alternativa sono le urne. Con tutto ciò che questo comporta e le conseguenze che ne possono derivare. In Friuli l’altro ieri il 50% degli elettori ha disertato le urne, l’altra metà si è divisa tra centrosinistra e centrodestra, con un arretramento sostanziale dei grillini. Risultati che riflettono una volta di più il marasma e l’incertezza. C’è ancora qualcuno che a dispetto delle necessità del Paese vuole aumentare il marasma e incentivare l’incertezza? Si accomodi, ma si assume gravi e forse irreparabili responsabilità. E’ il momento di passare dalle parole ai fatti: non si può predicare di giorno il bene comune e di notte disfare la tela che Napolitano, inneggiato da tutti, ha tessuto sotto gli occhi e con il consenso di tutti. Per una volta tutti, ma proprio tutti, mettano da parte la fazioni e facciano davvero l’interesse di 60 milioni di italiani. E se è possibile, tutti, ma proprio tutti, cessino di rubare……. anche le uova di cioccolato. g.