Il Gip di Milano, dopo solo due giorni di carcere, ha mandato agli arresti domiciliari a casa sua, l’assassino della ragazzina di appena 17 anni, travolta dall’auto dell’uomo, che nè si fermò per prestare soccorso, e che per sfuggire alla cattura nascose l’auto. Quando il cerchio delle indagini stava per chiudersi intorno all’uomo, consigliato dai suoi avvocati, si è costituito, dichiarandosi pentito e per questa ragione è stato “premiato” con i domicialiari…tanto, come dice il proverbio, avrà pensato il Gip di Milano, “chi muore giace, e chi vive di dà pace”. Siamo noi che non ci diamo pace del fatto che la giustizia sia così male amministrata in questo Paese, per cui l’assassino di una giovinetta, stroncata all’alba della vita, può tornarsene a casa dopo poche ore di carcere e fra qualche mese se la caverà con un paio d’anni, pena sospesa, e il ricordo della giovinetta rimarrà solo nel dolore dei suoi genitori che ogni giorno si domenderanno, finchè avranno vita: perchè!?!?. Già, perchè a Milano si danno sette anni di carcere a chi avrà pure fatto un brutto mestiere – il magnaccia- ma non ha ucciso nessuno e verso chi uccide si usa tanta magnanimità sotto forma di formale applicazione della legge per cui l’omissione di soccorso non viene considerato reato da carcere? Ci domandiamo: se la giovinetta uccisa fosse stata figlia di quel magistrato tanto scrupolosamente attento ai diritti dell’assassino, e non alla vita interrotta della giovinetta di 17 anni, quello stesso magistrato si sarebbe comportato allo stesso modo? C’è qualcosa di sbagliato nella giustizia del nostro Paese ma guai a chi lo dice e lo scrive. Noi lo scriviamo perchè lo pensiamo e ne siamo tanto fermamente convinti da considerarla la vera emergenza di questo Paese . g.