Dietro ad ogni comportamento di un politico italiano, sia locale sia nazionale, si nascondono due modalità contrapposte: quella che potremmo definire la modalità del pubblico in antitesi alla modalità del privato. Purtroppo i due modi di essere, in questo nostro bipolarismo forzato, sono trasversali ai due grandi partiti.

Non è detto che un rappresentante del centrodestra non legiferi, ordini, ed esterni con la modalità del pubblico. Più raramente, ma avviene, alcuni rappresentanti di sinistra fanno invece propria la modalità del privato. In estrema sintesi la modalità del privato ritiene che, con tutti i loro difetti, le scelte dei singoli, compresi gli errori, siano da agevolare in un’ordinata e libera organizzazione dello Stato. Per uno sponsor della modalità del pubblico la norma e i suoi sacerdoti (funzionari e politici) sono invece comunque da preferire. Non pensiate che si stia parlando di filosofia. Ogni comportamento politico, anche il più insignificante, si può leggere in questa semplice contrapposizione.
Il caso di scuola è ovviamente quello fiscale. Anche se la bulimia normativa e burocratica è altrettanto pericolosa: regolare nel dettaglio il nostro vivere comune è l’altra faccia dell’oppressione fiscale. Ieri il ministro Delrio ha spiegato in quale direzione si dovrebbe rimodulare l’Imu: «Il nostro principio irrinunciabile è la redistribuzione della ricchezza, la giustizia sociale». L’obiezione più ovvia è che prima di distribuirla, è necessario crearla, la ricchezza. E il macigno delle imposte di fatto la distrugge. Si tratta di una confutazione tecnica, contabile. Ma non l’unica.
Il vero problema nell’affermazione di Delrio, peraltro considerato un ottimo amministratore locale, è piuttosto politico. La sua è la tipica posizione della modalità del pubblico. Il concetto stesso di re-distribuire implica che la distribuzione fatta dal mercato sia sbagliata, ingiusta, illecita o peggio, illegale. E che è necessario che qualcuno si occupi della buona e corretta re-distribuzione, appunto, di quanto erroneamente accumulato. E a farlo deve essere la politica e qualche illuminato funzionario pubblico. Ma dove sta scritto che ciò che ha stabilito il mercato sia emendabile da ciò che scrive un Parlamento? Le Camere nacquero storicamente proprio per il motivo opposto e cioè non permettere al sovrano di re-distribuire, in quel caso a proprio favore, ciò che la borghesia stava iniziando ad accumulare.
Bisognerebbe fare un passo indietro. E pensare all’imposizione fiscale come al modo che una società moderna ha di fornire servizi, ritenuti oggi essenziali, a coloro che non siano in grado di permetterseli. Si può anche immaginare una fetta di questa imposizione dedicata a quelle opere pubbliche e infrastrutture, che i singoli non avrebbero alcun interesse a finanziare. Punto.
La re-distribuzione del reddito non è un nobile ideale, ma un fantoccio ideologico. Almeno per coloro che hanno ben stampata in testa la modalità del privato. Ma soprattutto, negli anni, essa ha dimostrato di essere anche molto inefficiente. Dietro alla bandiera della re-distribuzione si consumano e si perpetuano le peggiori ingiustizie, che proprio essa vorrebbe cancellare. Quello che emerge chiaramente dal bilancio dello Stato è che l’enorme mole di quattrini sottratti dalle tasche dei contribuenti, riesce perfettamente nel suo intento di ridurre il reddito disponibile dei privati, ma nel contempo non riesce neanche lontanamente a soddisfare i bisogni essenziali dei più deboli. Abbiamo la tassazione più alta d’Europa e la spesa sociale pro capite più bassa, abbiamo le aliquote più penalizzanti dell’Occidente e gli investimenti pubblici più bassi nel vecchio Continente.
L’unico obbiettivo che la re-distribuzione raggiunge è quello di trasferire le risorse dai privati per elargirle diffusamente ai poteri pubblici. Non raccontiamoci palle.
Occorre combattere contro l’Imu, il rialzo dell’Iva, non solo per i 10 miliardi di euro che complessivamente valgono, ma per dare un primo forte segnale di discontinuità. La re-distribuzione dai ricchi ai poveri è l’ultimo, e neanche più originale, paravento dietro il quale la bestia statuale nasconde i suoi artigli per impossessarsi del nostro reddito e del nostro patrimonio.
Diffidate dagli sconosciuti che vengono a casa vostra per farvi del bene. Soprattutto se sul loro biglietto da visita c’è scritto: On…
Nicola Porro, Il Giornale, 13 agosto 2013

…..Porro, ex vice direttore de Il Giornale  e oggi conduttore di una trasmissione televisiva, Versus,  rende di più e meglio quando scrive che quando parla, sia pure in veste di conduttore!