Non mi pare una buona idea rifare Alleanza nazionale. Capisco la boutade di Storace: serviva a conquistare uno spazio nei media il giorno in cui rinasceva Forza Italia, dire che ci siamo pure noi di destra e chiamare a raccolta tutte le destre sparse. Ma rifare An sarebbe un salto indietro e non un ritorno alle origini. Berlusconi che rifà Forza Italia torna alle origini e vi torna col suo stesso fondatore. La destra invece non nasce con An, il suo leader è ormai fuori, e il suo stratega, Tatarella, morì. Sarebbe un riflesso condizionato di Forza Italia rinata.
E poi, An non ha lasciato traccia di sé nei dieci anni di governo, i ricordi sono superati dai rimpianti e dai rancori. La storia di An segnò la progressiva scomparsa della destra. Diventò via via un clone sbiadito di Forza Italia, poi sciolta nel Pdl, si ridusse al ruolo di subalterno ammutinato che fa vertenza al principale. Lasciò più tracce il vecchio Msi che pure fu un partito emarginato di testimonianza ma formò e unì tre generazioni, lanciò messaggi a un’opinione pubblica più vasta, lasciò nostalgie e dignità.
In realtà siamo in procinto di entrare, seppur nel peggiore dei modi, nella Terza repubblica di cui non conosciamo i protagonisti né i contenuti, ma di cui vediamo solo intrattenitori dell’attesa. E la terza repubblica richiede una terza destra, diversa dalle due precedenti, Msi e An. Ovunque la destra si afferma se difende la sovranità e la tradizione dai tiranni finanziari di sopra e dai flussi clandestini di sotto. Stringetevi a coorte… Marcello Veneziani, 23 settembre 2013
……L’altro ieri, promosso dai reduci di Futuro e Libertà, si è svolto a Bari un convegno di rappresentanti delle innumerevoli anime in cui è dispersa la Destra, quel che ne resta, a Bari come ovunque. Palcoscenico di parole e propositi destinati a non incidere nella storia prossima ventura del nostro Paese. Occorre, invece, come scrive Veneziani, una nuova destra, una nuova idea di destra che si disancori innazitutto dalla destra imprenditoriale alla berlusconi che se fu utile – nessuno lo neghi!- a salvare il Paese dalla “gioiosa macchina da guerra” allestita da Occhetto e dai post comunisti per conquistare il Paese dopo la falcidia giustizialista della classe dirigente che aveva ricostruito il Paese dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, nel tempo ha dimostrato tutta la sua inefficiente capacità di “cambiare” il Paese, ad incominciare dalle regole. Nessuno può negare che ci si è provati a farlo, ma è altrettanto vero che i risultati sono stati impercettibili se non contrari ai propositi. Ricominciare dai Valori, ricostruire una identità compromessa da mille “compromessi”, devono essere il percorso di rifondazioone di una Destra moderna e competitiva a cui affidare il compito – arduo ma entusiasmante – di guidare la riscossa del popolo degli uomini “liberi e forti” del Terzo Millennio. E’ un sogno? Può darsi, ma non è forse il primo dei “nostri” Valori sognare di cambiare il mondo? E’ importante farlo, ma per farlo bisogna avere il coraggio di sognare di farlo. g.