Senza parole. Alle 17.43 le lancette della storia si fermano per sempre. Suona a morto la campana della democrazia. È il minuto di silenzio della libertà. Il lasciapassare definitivo alla cavalcata giudiziaria di un organo dello Stato che s’è fatto partito e che presto colpirà – perché tanto colpirà (e noi garantisti saremo lì a difendervi, ma quanto ci farà godere quel momento) – chi oggi brinda alla fine di Berlusconi. Senza parole per lo spettacolo offerto all’estero da un Paese allo sfascio. Senza parole per i vili e gli sciacalli, per chi non ha palle e dignità. Senza parole per Renzo Piano, senatore a vita sempre assente ma ricomparso per ghigliottinare il Cav. Senza parole per chi straparla di legge uguale per tutti quando per uno, è dimostrato, non esserlo stata. Senza parole. Le uniche sensate le riproduciamo da un sms di un amico, vecchio comunista, disgustato dai 195 schierati nel piazzale Loreto del Senato: «È così triste e deprimente, dopo 40 anni di militanza politica, dover prendere atto della deriva giustizialista della sinistra italiana». Senza parole pure lui. Senza più speranza tutti noi. Gian Marco Chiocci, Il Tempo, 28 novembre 2013
……………..Il Direttore de Il Tempo, quotidiano indipendente di Roma, da sempre voce dei moderati italiani senza tessere di partito, scrive oggi questo editoriale che esprime nella sua brevità e concisione lo stupore e la rabbia degli italiani dinanzi allo scempio che si è compiuto ieri al Senato con la decadenza di Berlusconi, ultimo atto di una guerra durata 20 anni e finalmente conclusasi con lo scalpo del nemico. Ma quelli che oggi esultano si guardino le spalle perchè se e quando oseranno svincolarsi dall’abbraccio mortale dell’organo dello Stato che si è fatto partito per “vendicarsi” di Berlusconi, allora e solo allora capiranno quale errore hanno commesso contribuendo vilmente ad assoggettare la politica ai diktat extraparlamentari. g.