Il cielo grigio su Roma, l’atmosfera dimessa dentro il Senato, le bandiere sventolanti in via del Plebiscito. Una giornata storica che chiude il ventennio politico che resterà nella Storia. Venti anni che nessuno può liquidare come una “storia criminale”. Silvio Berlusconi non è più senatore della Repubblica. Niente sarà come prima. Finalmente la Politica, quella tradizionale, consolidata e apparentata, ha buttato fuori, con l’aiutino della Magistratura, il Cavaliere dai palazzi istituzionali. Mai ci erano riusciti nelle urne, ce l’hanno fatta con una sentenza. La storia si ripete: come nel 1994, ci volle «Mani pulite» per mettere fine alla prima Repubblica e la gente, quella che tirava le monetine al Raphael era convinta che ci sarebbe stata una svolta, era convinta che ci sarebbe stato un futuro migliore. Allora comparve l’imprenditore di Arcore a dare speranza, lui corpo estraneo della politica, troppo diverso, troppo votato e mai sopportato. Non glielo hanno mai perdonato e ora, fatto fuori lui, finalmente in politica soltanto cavalli di razza. Peccato che la gente però oggi è alla canna del gas, non vede futuro, non ha speranza e forse non tirerebbe soltanto le monetine per salutare la fine della seconda Repubblica.. Eppure Berlusconi, nel giorno del «lutto della democrazia», nel giorno più amaro da leader politico perseguitato, giorno che di certo non dimenticherà mai, è apparso rinfrancato dalla presenza del suo popolo, al quale ha promesso il suo impegno di “missionario di verità e libertà” usando le parole dell’inno di Mameli: “siam pronti alla morte…”. E di lasciare la scena politica, malgrado la decadenza, non ci pensa proprio e se prima era nel governo delle larghe intese in nome della governabilità, da oggi ne è fuori e va avanti in nome della protesta. Continuerà a battersi da leader “extraparlamentare” come lo sono Grillo e Renzi, al quale è pronto a rovinare la festa per la vittoria delle Primarie il prossimo 8 dicembre visto che, in quello stesso giorno, festeggerà i primi mille club “Forza Silvio”. Silvio Berlusconi non getta la spugna, Forza Italia è all’opposizione e promette battaglia e vendetta per quei milioni di italiani che credono ancora nel loro leader e sperano che l’Italia possa essere un Paese libero e liberale. Per Alfano&C. i fischi della piazza, per Letta l’avviso che andare avanti con questo governo non sarà più facile. In una giornata epocale per la nostra politica, Silvio Berlusconi esce dal Parlamento ed entra definitivamente nella storia d’Italia: di lui si ricorderanno i posteri, dei senatori che hanno detto sì alla decadenza non si ricorderà nessuno. Berlusconi non molla, il berlusconismo è vivo. Finisce un’epoca. Niente sarà come prima. Sabina Biraghi, Il Tempo, 28 novembre 2013