Colpo di Stato atto secondo. Un passo indietro. Quando Follini, dico Follini non De Gasperi, nel 2005 lasciò la maggioranza che sosteneva il governo Berlusconi per passare neppure all’opposizione ma all’appoggio esterno, il presidente della Repubblica Ciampi pretese da Berlusconi l’apertura di una crisi di governo formale, con tanto di dimissioni e successivo nuovo governo e giuramento.E si badi bene: Follini rappresentava l’ala minoritaria di un partito, l’Udc, che aveva ottenuto alle precedenti elezioni il tre per cento. Detto con rispetto, parliamo del nulla. Bene, torniamo all’oggi. A lasciare la maggioranza è un partito, Forza Italia, che oltre a valere oltre il 20 per cento, del governo Letta è stato indispensabile socio fondatore. E Napolitano che fa? Prima ci prova a far finta di niente, ma proprio niente. Poi capisce, messo alle strette da Forza Italia, di averla fatta troppo grossa e ordina a Letta un «passaggio parlamentare» per verificare la fiducia. Una scampagnata, insomma, per di più con comodo, non c’è fretta. Di dimettersi, come fu imposto a Berlusconi ai tempi di Follini, neppure se ne parla. Oltre che due codici penali, in Italia ci sono anche due Costituzioni: una valida solo per Berlusconi, l’altra per la sinistra.
Perché Napolitano vuole evitare l’apertura di una crisi è intuibile. Cito solo due motivi. Il primo: in un nuovo governo Letta sarebbe imbarazzante per tutti confermare come ministro della Giustizia la sua amica Cancellieri, occhio e orecchio del Quirinale dentro l’esecutivo. Il secondo. Come farebbe Napolitano a onorare la promessa fatta ai cinque ministri ex Pdl che in cambio del loro tradimento avrebbero mantenuto tutti il loro prestigioso posto? Già, perché nel Pd, soprattutto in quello che tra due settimane avrà Renzi segretario, non sono proprio tutti fessi. Cinque ministri erano proporzionati alla forza parlamentare del Pdl. Al nuovo partitino di Alfano, ne spetterebbero meno di un terzo, cioè uno e mezzo. Ve li vedete la Lorenzin, la Di Gerolamo e Quagliariello fare le valigie? Io credo che da «diversamente berlusconiani» diventerebbero in un batter d’occhio «diversamente lettiani» o se volete «diversamente napoletaniani». Tradotto: incavolati come bestie tradirebbero anche i loro nuovi padroni e addio nuova maggioranza.
Ecco perché Napolitano e Letta fanno i pesci in barile. Parlano d’altro. Il problema è che «l’altro» è il nuovo record assoluto di disoccupazione giovanile. Come si dice: dalla padella alla brace. Alessandro Sallusti, 29 novembre 2013