Saranno contenti i giustizialisti un tanto al chilo, i perbenisti radical chic, i partigiani piagnucolosi del giornalismo a senso unico. Anche stavolta hanno trovato il colpevole per l’indecente guerriglia nel cuore di Roma culminata con il ricovero in ospedale di 20 poliziotti, acciaccati dalla testa ai piedi: il responsabile unico per gli assalti, per le molotov, le pietre, le vetrine infrante e le auto sfondate diventa un agente della questura ripreso in un video diffuso dalla trasmissione Servizio Pubblico mentre calpesta una manifestante a terra.

Immagine forte, dura, d’impatto. Obiettivamente difficile da giustificare anche se la corsa a condannarlo al patibolo mediatico dovrebbe far riflettere quanti si son dovuti ricredere su fatti analoghi poi smontati da sentenze assolutorie. Chi da sempre trasuda odio verso le forze di polizia, i nostri militari all’estero, un eroe come Quattrocchi che ricordò a tutti come ci si comporta da italiani, oggi danza felice intorno alle spoglie di questo servitore dello Stato che se ha sbagliato, e sottolineiamo «se», pagherà com’è giusto che sia.

Non ci accodiamo all’orda dei forcaioli col taccuino che mai una parola di condanna vergano sui black block. E nemmeno plaudiano a un capo della polizia che corre a dare del «cretino» a un suo uomo a dispetto di ogni garanzia e presunzione d’innocenza. L’eventuale comportamento ingiustificabile di un singolo agente non giustifica il silenzio assordante della politica e la tolleranza dei soliti media verso chi puntualmente distribuisce violenza e terrore nell’impunità totale. A quanti oggi invocano il riconoscimento numerico sui caschi degli agenti, chiediamo di immedesimarsi nei ragazzi e nei padri di famiglia abituati a giocarsi la pelle per 1.200 euro al mese sapendo che dai boschi della Tav alle curve dello stadio la ragione sarà sempre di chi offende. Nessuno difende i difensori, noi sì. Gian Marco Chiocci, iL TEMPO, 16 APRILE 2014

…….Meno male che c’è Chiocci, un giornalista coraggioso, e il Tempo, un quotidiano dalle antiche tradizioni liberali sin dai tempi del suo fondatore, Renato Angiolillo, che trovano il coraggio di difendere un servitore dello STATO TRASFORMATO, COME AL SOLITO, DOPO LE  VIOLENZE DEI CRIMINALI CHE HANNO MESSO A SOQUADRO rOMA NEL SILENZIO ASSORDANTE DI TUTTI, NEL CAPRIO ESPIATORIO ALLO SCOPO DI COPRIRE I VERI VIOLENTI E I VERI RESPONSABILI, VERI E PROPRI DELIQNUENTI A CUI SI RICONSOCE IL DIRITTO DI VIOLARE LE LEGGI, MENTRE SI PRETENDE CHE I SERVITORI DELO STATO DABBANO PRENDERLe SENZA DIFENDERSI.