Caro viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, non ce ne voglia ma siamo rimasti interdetti dalla sua intervista a Repubblica dove si dice indignato per le mele marce in polizia riservando solo poche timide righe ai soliti idioti che – alla faccia del codice – scorrazzano impuniti quando andrebbero fermati se sorpresi in strada armati e mascherati. Spiazzati perché a fronte della guerriglia urbana nel centro di Roma, dal referente governativo delle forze dell’ordine persino l’ultimo dei piantoni in commissariato si sarebbe aspettato un intervento più alto a difesa di quanti dopo aver passato ore a prendersi insulti, sputi, calci, pugni, pietre, bulloni, bastonate, bombe carta e bottiglie molotov, eccedono (sbagliando) tra i fumi dei lacrimogeni e la paura di restarci secchi. Anziché proporre misure drastiche contro i violenti che solo in questo disgraziato Paese sguazzano nell’impunità, Lei signor viceministro è riuscito a rilanciare la proposta antagonista di una schedatura identificativa degli agenti in ordine pubblico. Per rifarsi dello scivolone che metterebbe a rischio di rappresaglia gli operatori dei reparti mobili e le loro famiglie, ha oggi l’occasione di rifarsi, di capire meglio lo stato dell’arte e al contempo di passare alla storia del Viminale. Se permette, le suggeriamo come: al prossimo appuntamento con i black block, stipuli una polizza-vita, lasci l’ufficio e scenda in piazza insieme a poliziotti e carabinieri. Prima però indossi un casco, pretenda uno scudo (perché le pioverà addosso di tutto) e dopo aver trascorso anche solo dieci minuti tra gli eroi normali mandati al macello con stipendi da fame rispetto al suo, capirà tante cose. Per cominciare da che parte dovrebbe definitivamente stare lo Stato e chi, come Lei, lo rappresenta. Gian Marco Chiocci, Il Tempo, 17 aprile 2014
…….10 e lode al Direttore de IL tEMPO PER QUESTA LETTERA “APERTA” AL VICE MINISTRO DELL’INTERNO.