La liberazione di Greta e Vanessa ci restituisce due vite, ma col cedimento al ricatto altre ne espone.

Siamo tutti felici per la liberazione di Greta e Vanessa, ma siamo tutti preoccupati per le sorti generali. E in più c’è il fatto che l’inconciliabilità tra questi due atteggiamenti non può più essere occultata per tacitare il senso morale e favorire la ragion pratica. La liberazione di Greta e Vanessa ci restituisce due vite, le strappa alla ferocia dei tagliagole, ma molte altre ne espone. Ciò può avvenire non in astratto, ma in concreto, vista la ferocia cieca che si è scatenata in Francia e ovunque nel mondo. Se si fosse pagato un riscatto quei soldi, molti o moltissimi che siano, finirebbero per finanziare nuovi attacchi armati e nuovi rapimenti. Può accadere di mettere molte altre vite in pericolo soprattutto perché un cedimento al ricatto spaccherebbe il fronte occidentale dell’antiterrorismo; perché separerebbe chi paga per liberare i propri concittadini da chi invece resiste affinché si vinca tutti; perché sminuirebbe la considerazione internazionale di chi si piega; perché costringerebbe chi contratta a dissimulare mediazioni e compromessi indicibili; e perché indurrebbe a sacrificare quella trasparenza dell’azione di governo che alimenta la fiducia del cittadino nello Stato. Su questi ultimi punti, il ministro Gentiloni è stato molto chiaro: quando ha detto che le decisioni assunte per Greta e Vanessa sono in linea con quelle adottate nel passato e quando ha aggiunto che esse sono le decisioni dell’Italia e non «di questo governo», da una parte ha invitato a non alzare inutili polveroni, ma dall’altra ha anche chiuso ogni margine per l’indignazione demagogica. Ostaggi sono stati liberati, insomma, anche quando al governo c’erano Berlusconi e i suoi alleati. Ma al posto di una unità al ribasso, del tipo «scagli la prima pietra chi è senza peccato», oggi è di altro che si sente il bisogno. L’Italia è il Paese che, pagando il prezzo altissimo della vita di Aldo Moro e della sua scorta, ha sconfitto il terrorismo delle Br. L’Italia è il Paese che ha vinto il fenomeno dei sequestri di malavita negando ai familiari degli ostaggi di disporre dei propri beni. È da qui che deve ripartire una responsabile via italiana all’antiterrorismo. Oggi uno Stato che ripiegasse rispetto alla propria storia e che concedesse a se stesso ciò che nega al singolo cittadino sarebbe molto vulnerabile. E più esposto al fallimento. Il Corriere della Sera, 18 gennaio 2015

……Quel che scrive De Marco è condivisibile. E molti lo hanno ricordato nei giorni che hanno preceduto la liberazione delle due suffragette lombarde e subito dopo, quando è circolata la notizia del pagamento di un riscatto milionario (11 o 12 milioni di euro) ai sequestratori che se pure non sono i terroristi dell’ISIS, ne sono comunque fiancheggiatori. Aldo Moro fu sacrificato con l’intesa di tutti i partiti, escluso il PSI di Bettino Craxi, perchè, si disse, non si poteva cedere al ricatto dei terroristi che avevano trucidato gli uomini della scorta, perchè, si aggiunse, non si sarebbe potuto guardare negli occhi i familiari, le mogli e i figli e i genitori dei poliziotti assassinati con estrema ferocia dai rapitori di Moro, se per Moro si fosse scesi a compromesso, perchè, si disse, cedere al ricatto sarebbe significato incentivare altre azionmi simili. E Moro fu ucciso in none della ragion di stato. Altrettabnto accadde durante la stagione dei rapimenti: quando la magistratura adottò la strategia del blocco dei beni per impedire il pagamento del riscatto, ci fu chi, specie i familiari del rapito di turno, che criticò il provvediemnto ma nei tempi anche abbastanza brevi il fenomeno, grazie proprio a quella scelta, andò velocemente riducendosi sino a scomparire. Perchè ora no, allora? Cosa c’è di diverso? La scelta di non pagare non è una scelta, è un obbligo, nè vale la scusa discutibile che altri Paesi lo fanno di nascosto. Specie per chi si avventura per puro spirito esibizonistico, come nel caso delle due lombarde, mettendo a repentaglio non solo la loro vita, ma anche quella di altri, come accadde nel caso della giornalista del manifesto per la cui liberazione non solo fu pagato il riscatto, ma perse la vita il capo degli 007 italiani Calipari. Tutti sono liberi di fare della loro vita ciò che vogliono, ma è bene che ciascuno sappia che se fa scelte pericolose, tra l’altro, come nel caso delle due “volontarie”,  senza alcuna informazione nè al Ministero degli Esteri nè altri, solo per puro esibizionismo, sappia che lo fa a proprio rischio e pericolo, e sopratutto lo sappiano i genitori, nel caso specifico, peggiori delle figlie, perchè se avessero avuto nella zucca un pò di buon senso avrebbero imepdito alle figlie, senza esprienza e preparazione, di avventurarsi in uno scenario di guerra civile, che è peggiore di una guerra dove si sa chi sta con chi. E peggiori perchè dopo aver implorato l’intervento dello Stato non hanno neppure chiesto scusa per la dabbenaggine sia delle figlie che di se stessi. g.